domenica 7 settembre 2025

Alla scoperta dell'arte di Antonio del Massaro, detto il Pastura


Venerdì 5 settembre 2025, alle 17,30, nella Chiesa di San Francesco, la restauratrice dott.ssa Valentina Romè ha presentato all'uditorio dei presenti la cifra calligrafica che caratterizza la pittura di Antonio del Massaro, detto il Pastura, uno dei massimi esponenti del Quattrocento viterbese, insieme a Lorenzo di Giacomo, alias Lorenzo da Viterbo.

Foto di Pietro Torellini (profilo Facebook). Il vice-sindaco Katia Taste rivolge ai presenti il saluto dell'Amministrazione Comunale. Da sinistra, seduti, Fabio Ceccarini e Valentina Romè.

La dott.ssa Romè ha illustrato il frutto dei restauri ad alcune delle opere più famose del Pastura, ai quali ha partecipato come esecutrice, nel volumetto Antonio da Viterbo alias Pastura. Aspetti inediti della tecnica esecutiva nelle opere di Viterbo, Orvieto, Canino, Tarquinia, Nepi, Roma, redatto a quattro mani con Davide Rigaglia.
Ovviamente, l'incontro è stato anche l'occasione per approfondire la conoscenza del trittico con i santi Terenziano, Rocco e Sebastiano, attribuito al Pastura, ed attualmente conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista.

La Dott.ssa Valentina Romè (foto di Davide Carrazza)

Fabio Ceccarini (foto di Davide Carrazza)

Fabio Ceccarini, ha fornito alla dott.ssa Romè una serie di spunti di discussione, partendo proprio dal riconoscimento dello stile, della tecnica e della "pennellata" del Pastura in alcune delle sue opere non attribuitegli documentalmente, ed ha moderato le domande finali che alcuni presenti hanno voluto formulare.


Foto di Pietro Torellini (profilo Facebook) - Antonio del Massaro, detto il Pastura (attr.), trittico con i santi Terenziano, Rocco e Sebastiano e donatore, Capranica, Chiesa di San Giovanni Evangelista

Ma chi era il Pastura?
Antonio del Massaro, detto il Pastura comincia la sua opera di pittore e decoratore dopo il 1478. Le notizie che lo riguardano sono scarse e risulta pressocché ignorato dalle fonti. Neppure il Vasari lo menziona nelle sue celebri Vite. Se ne ipotizza la nascita intorno al 1450. Nel 1478 è documentata la sua presenza a Roma tra i fondatori dell'Arte e Università di San Luca dei Pittori, ma anche il suo esordio romano è piuttosto oscuro. Qualcuno ipotizza la sua partecipazione alla decorazione della Cappella Ponziani, in Santa Cecilia a Trastevere. Nelle sue trasferte a Roma e a Orvieto, il Pastura viene a contatto con Pietro Perugino, con il Pinturicchio, con Antoniazzo Romano.
Si ricordano almeno due periodi in cui il Pastura fu impegnato ad Orvieto, nelle decorazioni del duomo: tra il 1489 e il 1492 e, successivamente, tra il 1499 e il 1504. Il fatto che il Pastura venne preso in considerazione per le decorazioni del Duomo da parte dei canonici del Capitolo, testimonia come il pittore viterbese fosse percepito sicuramente come un esecutore di primo piano. Per le decorazioni della Cappella Nova, oltre al Pastura, vennero infatti interpellati Piermatteo d'Amelia, Luca Signorelli (che fu poi l'esecutore), Antoniazzo Romano, il Pituricchio e il Perugino.
Le opere documentate di sicura esecuzione del Pastura sono attualmente soltanto quattro:
- scene del presbiterio del Duomo di Orvieto (1497-1499);
- decorazione della cappella Vitelleschi nel duomo di Tarquinia (1507-1509);
- tavola con i Santi Tolomeo e Romano, Patroni di Nepi (1510);
- l'eroina della sala delle armi del castello di Bracciano (1510-1511).
Di conseguenza, anche il trittico capranichese raffigurante i Santi Terenziano, tra San Rocco e San Sebastiano e donatore, è attribuito al Pastura non per certezza documentale, ma solo grazie alle modalità esecutive.


(foto di Davide Carrazza)
(foto di Davide Carrazza)

(foto di Davide Carrazza)

(foto di Davide Carrazza)

Derubricato da opera di Antoniazzo Romano e bottega, come ipotizzato dalla Soprintendenza al momento della schedatura dell'opera, già il Faldi ne provvide a suo tempo all'attribuzione al pittore viterbese (Faldi I., Mortari L., La pittura viterbese dal XIV al XVI secolo, Viterbo - Museo Civico, Settembre - Ottobre 1954, Agnesotti, Viterbo). Il Faldi, in effetti, sostenne già che il dipinto si avvicina al Pastura «...nella particolare tecnica a pennellate staccate e sovrapposte, a tratteggio, e nelle tonalità verdi e rosate delle carni...», concludendo tuttavia che vi si riscontrano contemporaneamente «...tratti di ascendeza antoniazzesca e modi derivati dal Pastura» (p. 74).
La dott.ssa Romè, sulla scorta dei restauri eseguiti a Tarquinia e sulle tavole dei santi nepesini, sostiene che l'attribuzione al Pastura sia possibile grazie ad una serie di dettagli che rivelano il modo di operare e dipingere del viterbese: tra questi, la realizzazione con la tecnica della pittura a risparmio della tunica rossa del santo Terenziano, nonché la decorazione ad archetti e piccole croci dell'interno dell'aureola dei santi, dettaglio esecutivo ricorrente e usato dal Pastura anche in altre opere.



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Redazione di Capranicastorica.it, «Alla scoperta dell'arte di Antonio del Massaro, detto il Pastura», Capranica Storica, 07/09/2025 - URL: https://www.capranicastorica.it/2025/09/alla-scoperta-dellarte-di-antonio-del.html

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