martedì 12 dicembre 2023

Montagne e monti: come si chiamano le cime dell'Appennino che si vedono da Capranica?

di Fabio Ceccarini

Oggi usciamo dai soliti argomenti storici per parlare di geografia. Vi siete mai chiesti come si chiamano le montagne che nelle fredde giornate d'inverno si vedono piene di neve dal nostro Paese? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Chi non si è mai fermato a guardare il profilo delle montagne dell’Appennino che da Capranica si vedono all’orizzonte verso Est? Soprattutto durante l’inverno, nelle fredde giornate di tramontana, la lunga catena che funge da spina dorsale alla nostra Penisola regala ai nostri occhi una notevole serie di cime innevate, sciorinandole una dopo l’altra da nord-est (alla nostra sinistra) a sud-est (alla nostra destra). Ma quali sono i nomi dei monti che si vedono in bella successione e che emergono più degli altri con le loro alte cime?

Innanzitutto abbiamo bisogno di trovare un punto di osservazione dal quale “abbracciare” con lo sguardo quanta più possibile catena appenninica. Un facile e vicino punto di osservazione è costituito dalla strada che sale verso la località di Campo Farnese e dei Castagni dell’Ospedale. Arrivati nei pressi della stazione di pompaggio dell’acquedotto, in località Cospeto, basta girarsi rimanendo sulla strada consorziale per godere - se si possiede un minimo di senso della meraviglia - di una vista davvero stupenda che abbraccia un tratto di Appennino compreso dai monti Sabini (a nord-est, ovvero a sinistra di chi guarda), fino ai monti Prenestini, ai Lepini e ai Colli Albani.

Ecco di seguito le coordinate Google Maps: 42.266097, 12.172879

https://maps.app.goo.gl/ej7Kfwj2atVstqix6

Un altro punto di osservazione - che però è privato e non è accessibile a tutti - è la torretta del Palazzo Petrucci di Via degli Anguillara. La vista è più o meno la stessa, con la differenza che a nord-est si possono scorgere anche le cime più alte dei Monti Amerini. Da qui si ha tuttavia lo svantaggio di avere il gruppo del Velino parzialmente "impallato" dal campanile della Chiesa di Santa Maria, ma ne vale comunque la pena.

Cominciamo da quest’ultimo punto di osservazione.

Il tratto di Appennino che si apre ai nostri occhi è davvero notevole. Sono circa 100 km da nord a sud, con tre province attraversate: Terni, Rieti e Roma, da Amelia a Palestrina, passando per Magliano in Sabina e Tivoli. Ovviamente non si vede solo l’Appennino, ma anche l’anti-appennino laziale e il sub-appennino.

Ma andiamo con ordine. Immaginando di spostare lo sguardo lentamente in senso orario da nord-est (a sinistra di chi guarda) fino a sud-est (a destra di chi guarda), le cime più basse che incontriamo sono quelle del subappennino. Da sinistra, i primi che incrociamo sono i Monti Amerini, la cui cima più alta, il Monte Croce di Serra, detto anche semplicemente Croce di Guardea, sfiora i mille metri (997 mslm). Incontriamo quindi la lunga catena dei Monti Sabini e quella altrettanto lunga dei Monti Lucretili, fino ad arrivare alla “montagna di Roma”, il Monte Gennaro, ben visibile con i suoi 1.271 mslm, seguito dalla frattura di Tivoli, che si nota molto distintamente. Da qui l’autostrada A24 Roma-L’Aquila si insinua fra i monti dell’Appennino penetrandovi attraverso la valle dell’Aniene, come prima ancora i Romani avevano fatto facendovi correre la consolare Tiburtina in direzione dell’Adriatico. A sud della valle del secondo fiume di Roma (destra per chi guarda), si vede distintamente cominciare la catena dei Monti Prenestini, con il caratteristico profilo gibboso della sua cima più alta, il Monte Guadagnolo (1.218 mslm, dove sorge Capranica Prenestina e il famoso santuario della Madonna della Mentorella) che si scorge molto bene. 

I Monti Prenestini, visti da Capranica

L'ultimo tratto dei Monti Lucretili, prima della valle dell'Aniene e, in secondo piano, i Monti Simbruini

Nelle giornate davvero limpide, continuando a spaziare sulla destra è possibile vedere il profilo dei Monti Lepini (monte Semprevisa, 1.537 mslm), catena montuosa appartenente all’anti-appennino laziale, alla quale segue quello ben più vicino dei Colli Albani, i cosiddetti Castelli Romani (monte Cavo, 950 mslm, monte Maschio delle Faete, 956 mslm), anch’essi facenti parte dell’anti-appennino laziale. Nel caso dei Monti Lepini, va considerato non solo che questo gruppo di montagne interessa tre province: Roma, Frosinone e Latina, occupando quindi un'area notevole del territorio immediatamente a sud di Roma, ma che sono distanti da Capranica circa 100 km tondi tondi... eppure si vedono molto bene!

Monti Prenestini, Lepini e Colli Albani, visti da Capranica
 

Facendo un passo indietro e tornando in corrispondenza dell’ultimo tratto dei monti Lucretili, dell’anti-appennino laziale è possibile vedere alcune cime appartenenti a sistemi minori. A cominciare dal misterioso Monte Soratte (691 mslm), che si erge solitario e maestoso dalla Campagna Romana, con le sue tagliate di roccia, per scorgere poi i Monti Tiburtini, che fanno da cintura a Tivoli (Colle Cerrito Piano, 795 mslm), quindi i caratteristici Monti Cornicolani, costituiti da tozzi coni calcarei di modesta altitudine (Poggio Cesi, 413 mslm), fino alle cime dei Monti Sabatini che circondano il lago di Bracciano, poste a sud e molto vicine in linea d'aria rispetto al nostro punto di osservazione: il Monte Calvi (583 mslm), in territorio del Comune di Sutri, e il Monte Rocca Romana (613 mslm), la cui cima piramidale da' origine a proverbi popolari nei paesi vicini, che hanno a che fare con la meteorologia (es.: quanno Rocca Romana mette er cappello, corri sutrino (o nepesino) va' a pia'll'ombrello!).

Da questa prima cordigliera più verde, che all’orizzonte assume una colorazione azzurra più intensa di quella del cielo, e che abbiamo appena visto, emergono piene di fascino le cime innevate dell’Appennino. Il tratto che si apre ai nostri occhi è quello Abruzzese, con la prima cima, o meglio, sistema di cime, che supera i 2.000 mslm, appartenente ai Monti Reatini: il Monte Terminillo (2.216 m.s.l.m.) e il suo gruppo. Ne parleremo meglio più oltre.

Il secondo tratto di cime innevate è costituito dai monti del Salto-Cicolano, con il Gruppo del Monte Nuria (1.888 mslm), che circonda il lago artificiale del Salto. Dietro il Soratte si scorge quindi il gruppo Ocre/Cagno, che chiude a nord la conca aquilana e a sud lo spettacolare Altopiano delle Rocche; poi distinguiamo il gruppo delle Montagne della Duchessa, che con parecchie cime supera i 2.000 mslm; e a seguire vediamo il gruppo del Velino-Sirente, con il Monte Velino che mostra tutti i suoi 2.487 mslm, evidenziando, dal lato di nord-ovest, la sua bella cresta (che parte idealmente dalla cima e, per i più esperti montanari che amano le belle passeggiate in vetta, termina alla Bocca di Teve, presso Borgorose) che lo fa somigliare ad una grande montagna alpina. Infine, dopo il gruppo del Velino, si scorgono le cime dei Monti Simbruini, con ben visibile il comprensorio del Livata e dell'Autore, per i quali risulta tuttavia di notevole difficoltà indovinare i nomi delle vette più alte. Per chi volesse contemplarlo, il bel Monte Velino è molto ben visibile dal Piazzale dei Decorati (parcheggio adiacente alle scuole elementari) e dal curvone della Cassia a For di Porta. Eccolo ritratto in particolare dal torrino di Palazzo Petrucci nel sole invernale, con altrettanto spettacolare tetto della Chiesa di Santa Maria Assunta ricoperto di piccioni a solina:

La successione dei gruppi Ocre/Cagno, Montagne della Duchessa e Velino
 

Torniamo al gruppo del Terminillo. Dal torrino di Palazzo Petrucci è possibile osservarlo con molta precisione. Le case che si vedono in primo piano sono quelle di Colle Diana, in Comune di Sutri. Cominciamo dal sistema montuoso di altitudine più modesta e più vicino in linea d'aria al nostro punto di osservazione. 

All’orizzonte assume una colorazione azzurra ben più intensa del cielo: sono questi i monti Sabini. Da sinistra, la prima gobba di dimensioni importanti che incontriamo è il Monte San Pancrazio (1.027 mslm). Ci troviamo più o meno sopra all’abitato di Calvi nell’Umbria. Seguono altre cime in primo e secondo piano, alcune delle quali innevate: il Monte Lu Pozzu (1.161 mslm), il Monte Macchialunga (1.105 mslm) e il Monte Cosce (1.114 mslm), ben riconoscibile grazie alle antenne poste sulla sua gobba, segue quindi il gruppo del Terminillo, che vedremo in particolare tra poco, quindi ancora altre cime dei Monti Sabini: il Monte Scollato (1.114 mslm) e la Punta Ferretti (1.249 mslm). Al centro di queste cime minori, che fanno da cornice, si erge imponente il gruppo del Terminillo, appartenente ai Monti Reatini, nell’ambito dell’Appennino Abruzzese. La prima cima che si scorge sulla sinistra è il Monte Macchialaveta (1.824 mslm), che in realtà non fa parte del gruppo del Terminillo, pur appartenendo ai Monti Reatini. Ci troviamo poco a sud di Leonessa e questa montagna fa da cornice alla Vallonina, la bella e selvaggia valle che dalla Sella detta “di Leonessa”, a nord-ovest della cima del Terminillo, scende verso l’omonima città. Sopra alla successiva e ben visibile sella si erge il Monte di Cambio (2.081 mslm), che chiude a nord la già citata Vallonina. Da qui, proseguendo a destra, comincia il vero e proprio gruppo del Terminillo. La prima parte è costituito dalla lunga Cresta Sassetelli, una serie di cime poste in rapida successione per una lunghezza di circa 4 km per una altitudine massima di 2.139 mslm (Cima Sassetelli). La Cresta chiude a nord la conca glaciale della Vallonina, attraversata dal torrente Corno, che diviene poi fiume arrivando a Triponzo e gettandosi nel Nera. Si arriva quindi alla cima del Monte Terminillo, a 2.217 mslm alla cui sinistra troviamo il promontorio del Terminilletto (2.104 mslm), sul quale sorge il Rifugio Rinaldi, ed il successivo ripido pendio digradante su Campoforogna. Dopo il Terminilluccio (1.864 mslm), dove si tova una installazione per le telecomunicazioni militari, attraverso la cresta di Pratorecchia, che dal nostro punto di osservazione si vede corta e obliqua, si sale al Monte Elefante (2.015 mslm) con la sua imponente tagliata di roccia verso nord, ben visibile all’occhio. Il gruppo termina infine con la cima del Monte Valloni, che per qualche metro supera i 2.000 metri (2.004 mslm), prima di precipitare vertiginosamente verso l’abitato di Micigliano. Eccolo di seguito ritratto in particolare:

Il Terminillo visto da loc. Cospeto

Il Gruppo del Terminillo visto dal torrino di palazzo Petrucci (collage)

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CECCARINI, Fabio, «Montagne e monti: come si chiamano le cime dell'Appennino che si vedono da Capranica?», Capranica Storica, 10/12/2023 - URL: https://www.capranicastorica.it/2023/12/montagne-e-monti-come-si-chiamano-le.html

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