giovedì 7 aprile 2022

Seminare molto e bene. Molini, forni, pane e panificazione a Capranica durante la 2^ guerra mondiale

di Fabio Ceccarini

In tempore belli, il costo delle materie prime subisce inevitabilmente variazioni in aumento spesso insostenibili. L’attuale momento storico testimonia infatti come il grano, necessario all’alimentazione umana, torni prepotentemente alla ribalta nonostante le limitazioni subite, nell’ultimo ventennio, dal punto di vista nutrizionistico e dietistico. Proponiamo quindi queste brevi e sommarie notizie tratte dai documenti dell’Archivio Storico Comunale, riguardanti l’economia di guerra di una piccola comunità rurale come quella capranichese, durante la Seconda Guerra Mondiale.

“VI IMPEGNO PERSONALMENTE A NON LASCIARE INCOLTIVATA UNA SOLA ZOLLA (DICO UNA SOLA ZOLLA) TERRITORIO DEL VOSTRO COMUNE AUT. SUPERATE OGNI DIFFICOLTA’ OGNI EVENTUALE OSTACOLO ALT. PIGRIZIA ALT. MISONEISMO DI SINGOLI ALT. DOVETE CONTRIBUIRE ET CONTRIBUIRETE AD ALLEVIARE IL PROBLEMA ALIMENTARE ALT. E LO FARETE ALT. PREMIERO’ QUELLI PIU’ MERITEVOLI ALT. MUSSOLINI”.

Il vice-podestà di Capranica, Cesare Fiorentino Fiorentini, il 19 agosto 1941 porta a conoscenza della popolazione il telegramma del Duce, come sempre dal tono maschio e perentorio, in merito al raggiungimento dell’autosufficienza alimentare[1]. Vecchio pallino di Mussolini, la battaglia del grano infuria più che mai, contemporaneamente alla sciagurata guerra in corso, nel tentativo disperato di preservare la popolazione dal più pericoloso dei nemici sul fronte interno: la fame. La campagna che il Duce porta avanti mettendosi in gioco in prima persona è denominata “Seminare molto e bene”, parola d’ordine che fa leva sul sentimento patriottico degli italiani. In effetti, da quando è cominciata, nell’autunno del 1925, la Battaglia del Grano ha portato l’Italia ad una quasi autosufficienza produttiva, ma non ad altrettanti benefici dal punto di vista della bilancia dei pagamenti, a causa di aumenti del costo della materia prima, che il Governo ha cercato di contrastare con politiche di protezionismo del prodotto nostrano. Alla vigilia della Guerra, a fronte di un fabbisogno di circa 81 milioni di quintali di grano, quasi 80 provengono dalla produzione interna ma ancora vengono importati circa 6,5 milioni di quintali dall’estero, soprattutto dagli Stati Uniti d’America[2].

Manifesto della campagna 1941-42 "Seminare molto e bene"

Ancora il 17 settembre 1941 il Podestà “in conformità alle Superiori disposizioni, fa appello al sentimento patriottico degli agricoltori affinché nel corrente anno non rimanga incolta alcuna zolla di terreno”. L’Ispettorato Provincia dell’Agricoltura di Viterbo, ad ottobre, dirama norme la intensificazione della coltura del grano: “Nella buona preparazione e nella intelligente sistemazione del terreno è il segreto per il raggiungimento delle sicure ed elevate produzioni”. Si cerca inoltre di istruire "i rurali" sulla mancanza di concimi: “…occorre in tutti i casi far leva sui mezzi efficaci della lavorazione, dell’accurato sminuzzamento dello strato smosso e sull’accorta assistenza colturale per neutralizzare la eventuale limitata disponibilità di concimi e comunque per esaltare nel miglior modo l’attitudine produttiva della terra destinata a grano[3]”. E vengono infine consigliate le cultivar migliori adatte per il territorio provinciale: “Il «Littorio», il «Quaderna», il «Mentana» e il «Roma» tra i precoci, ed ancora il «Virgilio» ed il «Frassineto» tra i grani a maturazione normale, devono avere nella nostra Provincia la massima estensione e la massima diffusione. Nelle zone di Maremma converrà riservare ancora un certo posto al grano duro «Cappelli» che continua a dare buoni risultati. Nei terreni acidi e ad elevata altitudine del gruppo del «Cimino», si dovrà preferibilmente estendere la coltura della segale[4].

A Capranica, il grano viene ancora consegnato all’ammasso pubblico situato nel grande deposito costruito parallelamente al Corritore. Gli agricoltori sono obbligati a conferire la produzione dei propri fondi entro 15 giorni dalla trebbiatura, fatta eccezione per la parte trattenuta per il fabbisogno della propria azienda. I prezzi di pagamento correnti nell’estate del 1941 sono pari a 20 lire al quintale[5]. Durante i successivi anni di guerra, nonostante le esortazioni del Duce, la produzione sarà tuttavia destinata a calare dando luogo al fenomeno dell’acquisto di piccoli quantitativi di grano al mercato nero, in Maremma, dove i carrettieri capranichesi si recano almeno due volte alla settimana su richiesta delle famiglie o degli stessi forni. Fino all’estate del 1943 le produzioni restano comunque sotto controllo da parte delle autorità provinciali ma subiscono un inevitabile tracollo in seguito agli eventi seguenti il 25 luglio 1943 e lo sciagurato 8 settembre. Il 23 ottobre 1943 viene denunciata la mancanza di 16440 kg. di grano da un carro ferroviario (il n. 167395) rimasto in sosta allo scalo ferroviario di Capranica. La grossa partita di grano era proveniente da un’azienda agricola di Chiarone, in Maremma, ed era stata spedita il 10 agosto 1943 destinata ai Molini Borghesi di Viterbo. Il carro, benché sottoposto a scorta tedesca, giunge però a Viterbo privo di piombi. Ancora a gennaio del 1944 la Questura di Viterbo non è venuta a capo delle indagini e ne chiede conto alla Guardia Civica del Comune di Capranica. Il Podestà, il 18 gennaio 1944, risponde al Questore relazionando che “il carro era rimasto allo scalo di Capranica durante il periodo di completa anarchia ed è divenuto oggetto di saccheggio nottetempo dopo gli esempi di Civitavecchia e di Orte da parte di numerosi individui provenienti dai vari Comuni ed in prevalenza sfollati. Sembra anche che parte del quantitativo residuo sia stato distribuito ai residenti da un ufficiale tedesco[6].

Dal lato dell’attività molitoria, alla vigilia della Guerra, nel 1938 operano a Capranica due molini: quelli gestiti da Crocicchia Pompeo, in piazza Santa Maria, e da Cintoli Leandro e Cucchi Geo, in via Romana. Entrambi i molini sono a cosiddetta “bassa macinazione”, di terza categoria, del tipo a palmenti, e lavorano esclusivamente per conto dei consumatori diretti, non effettuando molitura di grano di proprietà o proveniente dai propri fondi[7]. E’ infatti diffusamente in uso, da parte dei produttori di grano, la pratica illegale di pagare la molitura con “l’equivalente in farina abburattata all’80%” (prefettizia n. 7673 del 27/08/1938) con conseguente rivendita, da parte dei mugnai, della suddetta farina a privati consumatori o a commercianti. Ai mugnai è concesso invece di vendere farina che sia composta almeno dal 90% di frumento e dal 10% di granoturco.

Dal 15 maggio 1938 “le farine di qualsiasi tipo ed a qualunque uso destinate dovranno essere prodotte con l’80% di frumento e con il 20% di miscele varie così costituite: 20% di granoturco; oppure 15% di granoturco più 5% di orzo; oppure 15% di granoturco e 5% di fava” (decreto prefettizio 1556 del 04/06/1938).

Prefettizia sulle bollette di macinazione, campagna 1942-43

Sempre nel corso del 1938 è autorizzata l’installazione di un secondo palmento nel molino Cintoli, non per l’aumento della produzione, ma per consentire il cambio dei prodotti di macinazione senza inconvenienti legati all’alterazione del prodotto a causa di quello che rimane attaccato al palmento dalla precedente macinazione.

La potenzialità media di macinazione dei molini capranichesi è di circa 30 q.li/giorno ciascuno ma i giorni di funzionamento sono legati alla stagionalità delle moliture.

Nell’autunno del 1943 le attività molitorie sono completamente interrotte e riprenderanno a febbraio del 1944. Tuttavia, a dicembre 1943 viene contestato a Leandro Cintoli di effettuare macinazione di grano a persone sprovviste di bolletta di macinazione, segno evidente della presenza a Capranica di numerosi sfollati e militari sbandati del Regio Esercito[8].

Il molino Cucchi e Coletta, eredi di Leandro Cintoli

Alla fine della guerra, con l’insediamento dell’Amministrazione Alleata, si hanno i dati più precisi riguardo all’attività dei due molini capranichesi e della relativa attività di panificazione. Il 25 agosto 1944, il Ministero Agricoltura e delle Foreste Sezione Provinciale dell’Alimentazione – Ufficio Cereali, scrive al Comune allo scopo di poter ricevere un rapporto esatto dei reali fabbisogni di energia elettrica per i molini artigiani da richiedere alla società Volsinia. Risponde Sindaco Lazzè il 5 settembre 1944 riferendo che: “1 - Persone approvvigionate con grano n. 2.100 quantitativo mensile grano macinabile q/li 320 circa. 2 – Quantitativo mensile farina occorrente per la popolazione civile non produttrice q/li 150 circa. 3 – Capacità molitoria dei due molini artigiani al giorno q/li 16 l’uno a corrente elettrica normale. Attualmente i due molini lavorano alternativamente ed hanno una potenzialità di q/li 10 giornaliera[9].

In una nota del 21 novembre 1944 a firma del Sindaco, Pietro Lazzè, si legge infatti: …in questo Comune esistono solo due molini per conto terzi gestiti rispettivamente da Crocicchia Pompeo e dagli Eredi di Cintoli Leandro, con una potenzialità media giornaliera di q.li 30 ciascuno. Detti molini non hanno subito danni ma lavorano ad orario ridotto per deficienza di energia elettrica. Sul posto non vi sono panifici veri e propri bensì la panificazione viene effettuata a domicilio dalle seguenti panificatrici in ragione di circa q/li uno al giorno:

Chiassarini Aida ved. Morera

Eredi Bocci Felice

Vestroni Caterina

Crocicchia Amabile

Lanzalonga Annamaria

Latini Petronilla[10]




NOTE

[1] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 193 Categoria XV Pubblica Sicurezza - Cartella 359 - 1941 Certificati di condotta e simili

[2] Pier Luigi Profumieri, «La "Battaglia del grano": costi e ricavi», Rivista di Storia dell’Agricoltura, XI, n. 2, giugno 1971, pp. 153-172, Tabella I a pag. 166.

[3] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 193 Categoria XV Pubblica Sicurezza - Cartella 359 - 1941 Certificati di condotta e simili, I.P.A. Viterbo, Comitato Provinciale per la Vittoria del Grano, Norme per la intensificazione della coltura del grano, prot. 3380 del 10/10/1941

[4] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 193 Categoria XV Pubblica Sicurezza - Cartella 359 - 1941 Certificati di condotta e simili, I.P.A. Viterbo, Comitato Provinciale per la Vittoria del Grano, Norme per la intensificazione della coltura del grano, prot. 3380 del 10/10/1941

[5] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 193 Categoria XV Pubblica Sicurezza - Cartella 359 - 1941 Certificati di condotta e simili.

[6] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 193 Categoria XV Pubblica Sicurezza, Cartella 365 – 1944 Avvenimenti straordinari

[7] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 187 Categoria XIV Oggetti diversi, Cartella 084 – 1938 Panificazione e abburattamento farine – Molini - Macinazione

[8] Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 187 Categoria XIV Oggetti diversi, - Cartella 091 – 1943 Molini

[9]  Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 187 Categoria XIV Oggetti diversi, - Cartella 092 – 1944-45 Molini, nota Comune di Capranica prot. 2121

[10]  Archivio Storico Comune di Capranica (ASCC), Post-unitario 1870-1950, Busta 187 Categoria XIV Oggetti diversi, Cartella 092 – 1944-45 Molini


Citare questo documento / Citer ce document / Cite this document

CECCARINI, Fabio, «Seminare molto e bene. Molini, forni, pane e panificazione a Capranica durante la 2^ guerra mondiale», Capranica Storica, 07/04/2022 - URL: https://www.capranicastorica.it/2022/04/seminare-molto-e-bene-molini-forni-pane.html

Licenza Creative CommonsQuesto articolo di Fabio Ceccarini è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie di aver aggiunto un tuo commento!