sabato 21 settembre 2019

Palazzo Accoramboni: un’antica dimora nel borgo rinascimentale

di Fabio Ceccarini

Palazzo Accoramboni, attuale sede municipio di Capranica, è un complesso architettonico inserito nel tessuto edilizio del Centro Storico di Capranica, all’interno del borgo rinascimentale. Dall’analisi del tessuto edilizio del cosiddetto borgo che si estende dalla porta Sant'Antonio fino al Ponte dell’Orologio, si può ipotizzare che le prime cellule tipologiche alla base del futuro complesso edilizio del Palazzo Accoramboni, si siano sviluppate in epoca tardo medievale, allorché si andava formando attorno alla chiesa di San Lorenzo/San Francesco, un nuovo nucleo edilizio extra muros del Castrum Capralice.

Secondo alcuni storici locali, il palazzo attuale fu fatto costruire probabilmente tra il 1571 ed il 1579 su disegno dell’architetto siciliano Giacomo del Duca, già assistente di Michelangelo, attivo a Roma e nella bassa Tuscia con numerose importanti opere a Caprarola, Anguillara Sabazia, Campagnano Romano. L’architetto siciliano fu particolarmente attivo nei feudi posseduti da Paolo Giordano Orsini, su commissione del quale avrebbe realizzato il palazzo capranichese al fine di ospitarne l’amante, e poi moglie, Vittoria Accoramboni.

Vittoria Accoramboni

Paolo Giordano I, figlio di Girolamo Orsini e cognato di Marcantonio Colonna, era infatti il Duca di Bracciano e di Vicovaro, Conte di Anguillara, Signore di San Polo dei Cavalieri, Cerveteri e Campagnano di Roma quando sposò la figlia del Granduca di Toscana Cosimo I, Isabella de' Medici, che la vulgata vuole da lui strangolata in un eccesso di gelosia nel 1578, ma che ricerche più recenti affermano sia invece morta in seguito ad una lunga malattia. Nel 1571 militò come capitano alla battaglia di Lepanto e venne insignito dell’ordine di San Michele e del Toson d'Oro. Dopo la morte della moglie, il Duca si trasferisce a Roma dove incontra la giovane e bella Vittoria Accoramboni, alla quale si lega clandestinamente. Nella speranza di sposare l’amante, l’Orsini non esiterà a fare assassinare nel 1581 il marito di lei, Francesco Peretti, nipote di Sisto V, in un’agguato di strada a cui partecipa anche Marcello Accoramboni, fratello di Vittoria. Liberi dai rispettivi vincoli matrimoniali, il Duca di Bracciano e la bella Vittoria per due volte si uniscono segretamente in matrimonio contro il volere del papa Gregorio XIII, ma per due volte i sacramenti saranno annullati dalle autorità ecclesiastiche. Quando finalmente nel 1585 i due riescono a sposarsi, nel timore che il nuovo Papa Sisto V, zio del defunto marito di Vittoria potesse vendicarsi, si trasferiscono presso la Repubblica di Venezia, a Salò, dove però, nel novembre dello stesso anno, Paolo Giordano muore improvvisamente, forse fatto avvelenare per vendetta da Francesco de’ Medici, fratello della prima moglie di lui, Isabella. Poco più di un mese dopo, la stessa Vittoria sarà uccisa a Padova assieme al fratello Flaminio, per mano di Ludovico Orsini di Monterotondo, che intendeva vendicare così una faida all’interno della famiglia Orsini, il quale qualche giorno dopo viene a sua volta catturato e giustiziato, senza processo, per ordine delle autorità venete.

Palazzo Accoramboni nella pianta del Catasto Gregoriano del 1819

Brogliardo del Catasto Gregoriano. Ai numeri 247 e 248 la proprietà è di Gierolamo Porta


Dopo la tragica morte di Vittoria il palazzo capranichese passa per successione al fratello Mario e poi alla figlia Maria Isabella, sposa di Ottavio Ubaldini, fratello del cardinale Roberto Ubaldini, allora comandante capitano della guardia cavalleggeri del presidio capranichese. La famiglia Accoramboni ne mantiene la proprietà fino alla fine del Settecento, allorché con la morte di Filippo, la famiglia si estingue. Ultimo discendente della famiglia, Filippo Accoramboni sposò una nobildonna perugina, Donna Virginia Pepoli che alla sua morte, in mancanza di figli e di altri aventi diritto, fu istituita erede universale di tutti i beni familiari. Filippo fu deputato per la costruzione della nuova collegiata di San Giovanni Evangelista, insieme con Giovanni Battista Thierry e altri due deputati ecclesiastici. Il marchese riconobbe alla nuova fabbrica un censo annuo di 55 scudi. Era anche titolare di uno juspatronato nella piccola chiesetta della Madonna di Loreto, alle Capannacce, annessa al casale di proprietà della famiglia. Alla morte di Filippo, nel 1801, Donna Virginia Pepoli sposò in seconde nozze Camillo Poggioli di Perugia e il 2 maggio 1815 alienò l’intero patrimonio della famiglia Accoramboni in Capranica e in Vetralla, ai fratelli Don Vincenzo, Nicola e Domenico Antonio Scagliosi. Tra i beni trasferiti, per complessivi 85 rubbia (circa 160 ha.), vi è pure il grande casale delle Capannacce, la chiesetta della Madonna di Loreto, i due casali di Pian de’ Casali e la “Casa nel Borgo composta di terreni a due piani, cantine, ed un piccolo terreno annesso stalletta posta sotto la Cancellaria della Comunità di Capranica” (Conservatoria dei Registri Immobiliari di Viterbo, Trascrizioni, vol. 25, f. 48 v. – 77 r. L’atto, benché stipulato il 2 maggio 1815, fu trascritto il 2 marzo 1819). Nel 1819 l’immobile diviene di proprietà della famiglia Porta, come risulta dai brogliardi del Catasto Gregoriano del 1819. Infatti ai numeri mappali 247 e 248, che oggi costituiscono il “cassone” catastale di Palazzo Accoramboni, si trova una “casa di abitazione con corte” che appartiene a Porta Gierolamo quondam Basilio, una parte della quale, al piano terreno, è affittato al “Pio Ospitale di Capranica”. 

La rosa dei venti nel torrino

La famiglia Porta lo mantenne per oltre un secolo, fino alla morte dell’avvocato Antonio,  il 17 gennaio 1959, ultimo ed unico discendente della famiglia in Capranica, quando il palazzo fu posto in liquidazione unitamente all’ingente patrimonio familiare, che passò per successione ai Conti Fornari di Civitavecchia, con i quali i Porta erano imparentati. Già alla fine degli anni Settanta del Novecento, il piano terra fu acquistato dalla locale Cassa Rurale e Artigiana che ne fece la sede dei propri uffici e vi realizzò la filiale capranichese. Con i Fornari, il Comune di Capranica, nella seconda metà della consiliatura guidata dal sindaco Anselmo Crocicchia (amministrazione comunale 1975-1980), tentò di intavolare una trattativa per l’acquisto dello stabile, ma senza successo. La proprietà pervenne al Comune di Capranica il 9 ottobre 1981, quando in adempimento della Delibera Consiliare n. 30/1981, l’allora sindaco di Capranica, Nazzareno Liberati, firmò il contratto di acquisto del palazzo. La trattativa, lunga e difficile, fu conclusa per il prezzo di 218 milioni di Lire, mentre i lavori di ristrutturazione e restauro (progetto Ing. Renzo Iubei e Direzione dei Lavori affidato al tecnico comunale, Ing. Mario Pieracci),  ammontarono a 228 milioni di Lire. Fu inaugurato il 1° settembre 1984, in occasione della festa patronale di San Terenziano. Nel 1993, il palazzo è stato dotato di ascensore ed adeguato alle norme per il superamento delle barriere architettoniche ed è attualmente in attesa di essere sottoposto ad interventi di efficientamento energetico, grazie ad un contributo ottenuto dalla Regione Lazio. L’accesso principale di palazzo Accoramboni riporta scolpito sul concio di chiave lo stemma gentilizio della famiglia Porta. Tale circostanza, potrebbe far ipotizzare un intervento di trasformazione delle strutture in pietra e delle chiusure del vano d'ingresso dopo l'acquisizione del palazzo da parte di quella famiglia. E’ certo che il grande portone d’accesso sia stato realizzato dall’ ebanista artigiano ronciglionese, Allegrozzi, negli anni Venti del Novecento. L’edificio si presenta oggi come la somma di più unità edilizie che si sono giustapposte nel corso dei secoli. Le parti più antiche si possono far risalire al XV secolo, tuttavia l’aspetto attuale è chiaramente tardo Cinquecentesco.   

Particolare delle pareti del torrino, affrescate con lo zodiaco

Il Palazzo è costituito oggi da tre piani fuori terra e da un piano seminterrato, con una facciata in stile classico impreziosita da un imponente portale. Il retro dell’edificio affaccia sulla vallata del torrente Rotoli, sulla quale aggetta attraverso un terrazzo ed i giardini storici, recuperati con un finanziamento regionale del 2012. La facciata principale su via Petrarca ne consente una lettura tipologica chiaramente riconducibile allo schema cinquecentesco, con elementi architettonici in pietra. Tuttavia, dall’analisi dei particolari architettonici delle modanature delle aperture che dal punto di vista compositivo, non sono riconducibili ad una situazione omogenea, ma che hanno acquisito una certa importanza storica, emergono chiaramente le diverse trasformazioni succedutesi negli anni. Le pareti ed i solai a cassettoni degli ambienti del piano nobile, a cui si arriva con una grande scala, sono arricchite da affreschi con temi mitologici ed allegorici. Notevole è il torrino vetrato con zodiaco (qui approfondimento). L’edificio vanta varie altre stanze affrescate con temi mitologici ed allegorici risalenti ad un periodo a cavallo tra Cinquecento e Seicento, nonché una pregevole serie di tele di carattere sacro, realizzate tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 tra cui Santa Margherita, San Francesco, Santa Lucia, Sant’Agostino, un caravaggesco San Sebastiano attualmente in prestito al Museo Doebbing di Sutri, ed un Sant’Antonio da Padova commissionato dal Cardinale Antonio Barberini. L’ampia sala consiliare, è abbellita da una corona di stemmi in legno dei cardinali governatori di Capranica, dipinti dall’artista capranichese Franco Iubei. All’interno del palazzo è anche una cappellina privata con altare, dedicata a Santa Filomena. Gli affreschi, già rifatti nel 1901 dal pittore ronciglionese Diotallevi, sono stati restaurati nel 1983 dall’architetto polacco Prof. Giorgio Feinner. Il crocifisso nell'aula consiliare è opera dell'artista umbro Amblé Sonaglia (qui approfondimento).


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CECCARINI, Fabio, «Palazzo Accoramboni: un’antica dimora nel borgo rinascimentale», Capranica Storica, 21/09/2019 - URL: https://www.capranicastorica.it/2019/09/palazzo-accoramboni-unantica-dimora-nel.html

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