domenica 27 maggio 2018

Considerazioni su un arbor consanguinitatis et affinitatis del 1743 e sui cognomi capranichesi

di Fabio Ceccarini

Nella primavera del 2014, grazie al carissimo amico Adolfo Calcagni, appassionato di storia e oggetti della vita quotidiana e contadina dei tempi che furono, ho avuto la fortuna di poter fotografare in alta risoluzione un manoscritto di grande valore per la storia di Capranica: un Libro dei Cognomi delle famiglie esistenti nella Città alla metà del Settecento. Il libro è un arbor consanguinitatis et affinitatis, ovvero un albero per il calcolo delle consanguineità e delle affinità, composto da 38 fogli di carta vergata rilegati tra loro all’interno di una copertina di spesso cartone scuro (fig. 1, di apertura dell'articolo).

Nel manoscritto sono sciorinati, in entrambe le facciate dei primi 37 fogli, splendidi e minuziosi disegni degli alberi genealogici - alcuni rappresentati con notevole vena grafica - delle famiglie capranichesi dimoranti nelle case delle due parrocchie cittadine, San Giovanni Evangelista e Santa Maria Assunta. Sul recto dell’ultimo foglio, il trentottesimo, che reca sui quattro angoli i timbri del bollo del valore di baiocchi uno della Reverenda Camera Apostolica, è rappresentato l’arbor consanguinitatis et affinitatis, e nella parte alta del foglio, purtroppo deteriorata, si riesce a leggere parzialmente il testo di una ricevuta del seguente tenore: “…ricevuto l’intiero valore di detto bollo questo di’ 13 aprile 1743”. La firma risponde al nome del Canonico Domenico Bramini, e dunque di un presbitero, dato il titolo canonicale, appartenente al Reverendo Capitolo della Chiesa Collegiata di San Giovanni Evangelista (ricordiamo che la Chiesa di San Giovanni Evangelista era officiata da un Capitolo di Canonici ed aveva il titolo di Collegiata, mentre quella di Santa Maria era una semplice Rettoria officiata da un capitolo di Beneficiati). 

Fig. 2 - La ricevuta con la firma del Canonico Domenico Bramini e la data del documento, con bollo da baiocchi uno della R.C.A.

A tergo del foglio 38, viene invece riportato l’indice degli alberi genealogici e dei relativi cognomi. Ebbene, grazie a questo prezioso manoscritto siamo in grado di cristallizzare ad un preciso momento, e cioè alla metà del secolo XVIII, il numero delle famiglie capranichesi esistenti e, cosa ben più interessante, i loro centotrentasei cognomi:  Antonangeli, Arientini, Anzera, Alessi, Argentini, Bini, Baldi, Bianchelli, Biancone, Badini, Bertucci, Biani, Brutti, Badoni, Bilieni, Barbacci, Bravi, Battaglini,  Camilletti, Corinaldo, Cipriani, Chiricone, Cenci, Coletta, Cocozza, Cherubini, Corsi, Carletti, Cintoli, Ceccarini, Coluzzella, Colagnone, Ciotti, Cerrini, Cristallini, Calemme, Centurione, Costantini, Casentini, Conti, Corneto, Crocicchia, Ciafoglia, Cenci, Dante, Damiani, Ercolani, Facchini, Francini, Farocchi, Fortuna, Falconi, Fabiani, Fraticelli, Fioretti, Fiorentini, Forlani, Faini, Felice, Gieri, Gini, Galassi, Guadagnini, Guglielmi, Gagliardi, Galeotti, Grassi, Giusti, Gabrielli, Iacoppa, Iannotti, Iubei, Iacomma, Iezzi, Ienzi, Leonardi, Luzzi, Lucciola, Luzzitelli, Latini, Letini, Montori, Metelli, Marcantonio, Magrelli, Nenci, Nocchi, Nardi, Nardo Nardini, Onofri, Orone, Oddeschi, Orsi, Orsolini, Olivieri, Pangrazii, Pellegrini, Petrucci, Pernella, Porta, Panetta, Picara, Puccica, Piffari, Palazzi, Perugini, Primerii, Pancalli, Pierfelice e Pura, Pavolispa, Petruccioli, Pietrangeli e Polidori, Platti, Pontremolese, Rossi, Rosa, Romagnoli, Renzi, Sergiacomi, Salvati, Salustri, Signoretti, Scagliosi, Speranza, Scalpelli, Santucci, Sarti, Santagata, Tufi, Taddei, Tredichini, Vestroni, Zega.

Fig. 3 - L’origine, nella forma “a vaso”, dei Rosa, una delle più antiche famiglie capranichesi

Grazie all’anno riportato alla base del capostipite delle famiglie, oppure ai rimandi alla lettera del Liber Baptismorum corrispondente, siamo anche in grado di stilare un elenco delle stesse famiglie ordinandole rispetto alla loro antichità di elezione, compresa, ove possibile, anche la città o la regione di provenienza: 1362: Cerrini; 1400: Brutti, Rosa; 1410: Bertucci; 1464: Nardini (da Lucca); 1490: Taddei; 1500: Arientini, Chiriconi, Cipriani, Colagnone, Coluzzella, Cristallini, Ercolani, Galassi, Gieri (da Pistoia), Guadagnini, Guglielmi, Palazzi, Pellegrini, Rossi (da Sutri), Salvati; 1515: Pistoiesi; 1536: Corsi; 1537: Calemme, Luzzi; 1544: Odeschi; 1550: Paulispa, Perugini (da Perugia), della Pura, Sarti; 1559: Pancalli; 1560: Ceccarini, Cherubini (da Acquasparta, TR), Pangrazii, Primerii; 1563: Leonardi; 1564: Alessi; 1565: Ciafoglia (poi diventa Santucci), Cenci; 1567: Galeotti; 1568: Badini (da Milano e Brescia); 1574: Zega; 1583: Romagnoli (da Cesena); 1585: Ienzi; 1588: Giusti (da Bologna), Onofri (da Bagnoregio); 1590: Cintoli, Gini (da Varese), Iezzi, Pierfelice, Pontremolesi (da Pontremoli, LC), Romagnoli; 1593: Romagnoli, Vestroni; 1596: Iubei, Costantini (da Brescia); 1600: Casentini (dal Casentino, Castel di San Niccolò, AR), Gagliardi (da Brescia), Latini (da Bassano), Nenci; 1597: Porta; 1620: Latini (da Amelia); 1621: Pietrangelo (da Gualdo di Nocera); 1625: Baldi (da Città di Castello, PG); 1629: Montori (da San Martino in Campo, PG); 1630: Platti (da Brescia), Santagata (da Sant’Agata Bolognese, BO); 1636: Fabiani (da Arezzo); 1639: Fabiani (da Fabriano, AN); 1640: Biani (da Amendola, AP), Bilieni (da Milano); 1642: Forlani (da Magliano in Sabina, RI), Lucciola (da Canepina, VT); 1643: Rossi (da Milano); 1665: Sarti (da Ronciglione); 1666: Romagnoli (da Vejano, VT); 1668: Badoni (da Brescia); 1670: Corinaldi (da Corinaldo, MC); 1680: Iacommi; 1690: Salustri (da Mompeo, RI); 1693: Nardi (da Accumoli, RI); 1696: Barbacci (da Pesaro); 1700: Nocchi (da Montagnano, Monte San Savino, AR), Signoretti (della Torre di Urbino); 1710: Petrucci (da Monte San Giovanni [non è possibile specificare se in Sabina o Campano, in provincia di Frosinone]).

Fig. 4a (sopra) e 4b (sotto) - Esempi di origine degli alberi genealogici nella forma “a vaso"


Ma veniamo ora ad alcune considerazioni intorno a questo interessantissimo manoscritto.

Innanzitutto possiamo notare la sorprendente assenza della famiglia Carrazza, che la tradizione popolare vuole invece certamente presente a Capranica sin dal 1465, allorché un esponente di questo casato avrebbe guidato la rivolta dei capranichesi contro gli Anguillara. Sugli atti dei libri dei battesimi (ricordiamo che i libri degli stati d’anime delle parrocchie capranichesi sono custoditi a Nepi, presso l’Archivio Storico Diocesano di Civita Castellana), questa famiglia fa la sua comparsa solo qualche anno più tardi del 1750, allorché comincia ad essere menzionata una famiglia Cavazzi o Carazzi, il cui cognome muta dapprima in Carazza alla fine del secolo XVIII e quindi nel moderno Carrazza. Nell’arbor compaiono invece i cognomi delle famiglie dei notabili, possidenti e nobili capranichesi, come quelle dei Petrucci, dei Forlani, dei Nardini e degli Odeschi. Molti sono i cognomi estinti, a cominciare dalla nobile famiglia dei Conti Forlani, di cui un esponente, Francesco Maria, fu vescovo di Civita Castellana proprio nella metà del ‘700, ma anche dei Nardini, che diede i natali a Famiano, autore di primordiali studi archeologici su Roma e Vejo, e degli Odeschi, alla qual famiglia appartenne Bernardo, che il Moroni nel suo celebre e monumentale Dizionario di Erudizione Storico Ecclesiastica, riferisce medico palatino del Papa Giulio III. Tra le famiglie più antiche di Capranica troviamo quindi i Cerrini attestati fin dal 1362 (un esponente di questa famiglia, Cerrino, fu vicario generale della Diocesi di Sutri), i Brutti e i Rosa (questi ultimi particolarmente presenti nella vita civile ed ecclesiale della Città) dal 1400, mentre i Nardini fanno la loro comparsa da Lucca, con il notaio Nardo, nel 1464.

Una folta pattuglia di cognomi, la maggior parte dei quali estinti o trasferiti altrove, è attestata sin dall’anno 1500. E’ questo il caso dei Guadagnini (oggi si trovano a Sutri), dei Palazzi, dei Salvati, ma anche degli Arientini, Chiriconi, Cipriani, Colagnone, Coluzzella, Cristallini, Galassi, Gieri e Guglielmi. Molti cognomi invece, come Pernella, Grassi, Gabrielli, Coletta, Francini, Anzera, Puccica, Dante, Fiorentini, Scagliosi, Scalpelli, Crocicchia, Luzzitelli, Tufi, Galeotti, sono privi di riferimenti ad anni specifici. Tuttavia, è lecito collocarne la presenza a Capranica almeno al 1563, anno nel quale il clero capranichese di San Giovanni Evangelista recepì i decreti del Concilio di Trento istitutivi della tenuta dei registri della cura animarum, della cura delle anime, tra i quali i Liber Baptisporum, libri dove compaiono, appunto, già dal 1563 o negli anni immediatamente successivi. Dal punto di vista dell’antichità dell’elezione capranichese di alcune famiglie, va ricordato come gli alberi di queste, vengano rappresentati con un ceppo di legno dal quale nascono i rami che rappresentano i vari lignaggi. Non a caso, ancora oggi a Capranica si usa dire, riferendosi alla capranichesità di una tal famiglia, che essa è “d’u zocco” (dello zocco) o “d’u ceppo” (del ceppo). Sono così rappresentati gli alberi delle famiglie Pietrangeli, Cenci, Tufi (che reca la nota: “anticamente del Tofo”), Galeotti (con la nota “figlio di Pietro Re”), Pernella, Porta, Coletta, della Picara, Corsi, Carletti, Puccica, Dante, Oroni. Altre famiglie originano invece da un vaso oppure da un recipiente largo, a volte munito di manici, che ricordano le stoviglie in terracotta per l’uso quotidiano. La famiglia più numerosa in assoluto risulta essere quella dei Salvati, i cui alberi riempiono ben tre facciate (dal f-34recto al f-35recto). Degne di nota, come numerosità, sono anche le famiglie dei Pernella (due facciate dal f-8verso al f-9recto) e degli Speranza (due facciate dal f-29verso al f-30recto), mentre un caso a parte costituisce la famiglia dei Romagnoli che occupa fittamente tutto il verso del foglio 36, con la rappresentazione di ben 10 alberi genalogici. Dal punto di vista della nascita di alcuni cognomi, molti sono evidentemente di origine patronimica. Come gli Oroni (Orone, prima Gurone), i Ceccarini (Cecharino), i Cerrini (Cerrino), gli Alessi (Alessio), i Colagnone (cioè Nicola grande, da cui il cognome Colognola), i Latini (Latino), gli Antonangeli (Antonangelo). Alcuni cognomi sono derivati dalla città o regione di provenienza come nel caso dei Romagnoli, dei Pontremolesi, dei Perugini, dei Casentini. Dal punto di vista dell’immigrazione da altre zone della Penisola, degna di nota è l’arrivo, tra il 1590 e il 1668, di numerose famiglie provenienti dalla Lombardia come i Gini (da Varese), i Costantini (da Brescia), i Gagliardi (da Brescia), i Platti (da Brescia), i Bilieni (da Milano), i Badoni (da Brescia).

Fig. 5 - Esempio di origine di albero genealogico nella forma “a ceppo di legno”, tipico delle famiglie capranichesi ab immemorabili

 

Infine, per concludere questa prima rapida “lettura” del manoscritto, che spero nel prossimo futuro di poter presentare con ulteriori approfondimenti in una veste più ampia, due ulteriori note. La prima riguarda direttamente l’arbor come strumento del clero locale per verificare le parentele in una comunità molto piccola, ove era possibile che si potessero verificare unioni all’interno dei gradi di consanguineità eventualmente esistenti tra i nubendi, al fine di evitarne l’unione. La seconda riguarda invece la possibilità che anche la Chiesa di Santa Maria fosse dotata di un simile strumento (e quindi, nel verificarsi di tale ipotesi, che il manoscritto in questione non comprenda tutti i cognomi presenti a Capranica a metà del Settecento). Possibilità che diamo assolutamente per impossibile se consideriamo il fatto che soltanto la Chiesa di San Giovanni era dotata di fonte battesimale e soltanto presso la Collegiata venivano battezzati tutti i bambini nati a Capranica compresi quelli appartenenti alla parrocchia di Santa Maria. Se infatti era possibile celebrare il matrimonio presso quest’ultima Chiesa, solo San Giovanni conservava memoria dei battesimi nei propri Liber, esercitando di fatto sulla chiesa di Santa Maria una primazialità. Primazialità che giusto qualche anno più tardi darà origine ad un lungo e articolato contenzioso tra i cleri delle due chiese davanti alle Congregazioni Romane. Ma questa è materia per un altro articolo.


Per citare questo articolo

CECCARINI, Fabio, «Considerazioni su un arbor consanguinitatis et affinitatis del 1743 e sui cognomi capranichesi», Capranica Storica, 27/05/2018 - URL: https://www.capranicastorica.it/2018/05/considerazioni-su-un-arbor.html

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