domenica 18 giugno 2017

Galileo Nicolini: un giovane capranichese santo passionista a 120 anni dalla morte (1897-2017)

di Fabio Ceccarini

Ricorre quest’anno il 120° anniversario della morte di Galileo Nicolini, un giovane religioso passionista che la Chiesa cattolica ricorda come venerabile Servo di Dio, nato a Capranica il 17 giugno 1882 e morto nel convento di Monte Argentario il 13 maggio 1897. Vista la ricorrenza “tonda”, in termini di anni - appena passata lo scorso mese di maggio - ci sembra giusto e doveroso ricordarne la figura, tenuto conto di ciò che per Capranica rappresenta questo ragazzo, novizio passionista, al quale è dedicato l’Istituto Comprensivo Statale.


Fig. 1 - Casa natale in vicolo Forno di Mezzo

Galileo Nicolini nasce a Capranica da Luigi e Loreta Lucciola, in una casa in Vicolo del Forno di Mezzo. Deve il suo nome al padre Luigi, di tendenze liberali, che glielo impone in onore del grande scienziato pisano. Nonostante le simpatie politiche paterne, l’ambiente familiare in cui cresce è religioso e devoto, e fa da terreno fertile alla sua futura vocazione. A questa contribuiscono innanzitutto gli insegnamenti ricevuti dalla madre Loreta, che lo inizia alle elementari devozioni, e da Colomba Biani, detta “la monica santa”, una pia donna che, lasciata la vita monastica per motivi di salute, accoglie il piccolo Galileo insieme ad altri bambini nell’asilo che ha organizzato a Capranica, un po’ per vocazione e un po’ per motivi di sopravvivenza. Ma è la cugina Amabile, di dieci anni più grande, che contribuisce decisamente a dare a Galileo una solida e profonda formazione spirituale. Tanto che la mamma Loreta ricorderà che “nella educazione religiosa fece più da madre a Galileo Amabile, che io stessa” (A. Spina, Galileo Nicolini, Roma 1982, p. 8). E’ Amabile che parla spessissimo a Galileo di Gesù e che si assume il compito di prepararlo a ricevere la prima Comunione. E’ Amabile che educa il piccolo Galileo alla preghiera e alla riflessione. E’ Amabile che infonde nell’animo del cuginetto una profonda devozione alla Madonna Immacolata e che compone per lui, come si legge nella Positio super virtutibus, un “libretto ascetico” allo scopo di aiutarlo ad avvicinarsi alle pratiche di perfezione dell’animo e dello spirito. All’età di cinque anni, nel 1887, Galileo viene avviato a frequentare la scuola elementare privata fondata appena l’anno prima dal padre francescano conventuale Pacifico Paolozzi, nominato dal Comune di Capranica cappellano della chiesa e del Convento di San Francesco.  Tuttavia, come prescrivevano le leggi in vigore a quell’epoca, Galileo viene iscritto anche alla scuola statale per ottenere la licenza di terza elementare. 


Fig. 2 - La classe elementare di Galileo (il secondo seduto, da destra)

Fig. 3 - Il diploma elementare di Galileo
 
Durante gli anni della scuola, il comportamento di Galileo non passa inosservato agli occhi non solo dei suoi maestri – padre Paolozzi ne rimane affascinato per la sua “diligenza e assennatezza” – ma anche dei suoi stessi compaesani. Nella Positio sono raccolte numerose testimonianze tra cui quella del sagrestano della chiesa di Santa Maria, che non può fare a meno di notare il suo raccoglimento durante la sua partecipazione alla pratiche delle Quarant’ore, o dei fratelli dell’Arciconfraternita della Madonna delle Grazie, che spesso lo vedono insieme a loro, pur piccolissimo, a recitare l’Ufficio mariano. E questo suo modo di essere non passa inosservato neppure tra i suoi coetanei, che cominciano a vezzeggiarlo con soprannomi come ’u painetto, l’occhialo’, l’avvocato. Accanto alla figura di padre Paolozzi, si affianca il padre guardiano del Convento di Sant’Isidoro alla Madonna del Piano, padre Bonaventura Aherm, che diventa il confessore di Galileo. Nel 1893, Galileo viene presentato da padre Paolozzi al Regio Ginnasio di Viterbo per sostenere gli esami di ammissione alla IV ginnasiale. Superata la prova nel mese di ottobre dello stesso anno, continua la preparazione al sacramento dell'Eucaristia, sotto la catechesi di padre Aherm. Per la preparazione al sacramento, padre Aherm lo affida ai Padri passionisti del convento di Sant'Angelo sul Monte Fogliano, a Vetralla. 
 
Fig. 4 - Il ritiro di Sant'Angelo, sul Monte Fogliano (Vetralla), in una cartolina dell'anno 1900 
 
E’ qui, in una breve esperienza di dieci giorni che lo segna profondamente, che Galileo sente la chiamata alla vita religiosa passionista. Il 16 agosto 1894, mentre a Capranica si festeggia la tradizionale festa in onore di San Rocco, Galileo sale a Sant’Angelo per condividere pienamente la vita dei passionisti del convento. Al termine dell’esperienza, il 26 agosto, Galileo riceve il sacramento della prima comunione durante una messa solenne a cui assiste anche la cara cugina Amabile. Una messa durante cui Galileo, come riferiscono i testimoni, partecipa con atteggiamento assorto ed estatico, segno di una forte esperienza mistica. L’esperienza a Sant’Angelo segna a tal punto lo spirito di Galileo che nelle domeniche dell'inverno successivo, dopo essersi confessato dal padre Bonaventura Aherm, si costringe ad alzarsi alle tre del mattino e a percorrere a piedi o sul dorso di un asinello, nel freddo pungente, i circa 10 km che separano Capranica dal convento, per ascoltare la santa messa e ricevere il sacramento dell'Eucaristia. Due mesi dopo aver ricevuto la prima Comunione, decide quindi di manifestare la sua vocazione alla madre, la quale commenterà: “fu un fulmine a ciel sereno, cercai di prenderla in riso, ma egli diceva sul serio”. (A. Spina, cit. p. 19). Ma ben più forte di quella materna è l'opposizione del padre e dello zio Vincenzo, assai poco praticanti, a cui Luigi chiede aiuto affinché persuada il nipote a desistere. Luigi arriva persino a minacciare il figlio di non accoglierlo più in casa nel caso fosse partito, e a togliergli la parola e il saluto. Ma Galileo, che si affida con tutto sé stesso all’intercessione della Madonna di Pompei, non si scoraggia e finalmente il braccio di ferro con il padre si conclude a suo favore. Tutto questo si traduce però in un deperimento nel fisico e nella salute, a cui si aggiunge ben presto la sofferenza per la dolorosa morte della cugina Amabile (17 gennaio 1895), alla quale resta accanto durante la malattia, prestandole tutti i servizi che può e confortandola con letture spirituali. Alla fine dell’inverno, dopo essersi recato in pellegrinaggio a Castel Sant’Elia per ringraziare la Madonna ad rupes, il 5 marzo del 1895, accompagnato dalla madre e da una zia, Galileo entra finalmente tra i passionisti del Convento di Sant’Angelo, da dove viene trasferito, qualche giorno dopo, nel seminario di Rocca di Papa. Qui, grazie alla buona preparazione scolastica ricevuta a Capranica da padre Paolozzi che, come abbiamo visto, lo aveva preparato agli esami di quarta ginnasio, Galileo si distingue tra i migliori e il direttore dell’Istituto lo descrive come un ragazzo di “…simpatiche fattezze, ingegno precoce, cuore affettuoso, carattere gioviale e amabile”. Contemporaneamente alla sua crescita spirituale, a Rocca di Papa Galileo cresce velocemente anche nel corpo tanto da informare la madre, in una sua lettera, che “…ho parecchio appetito. Io sono diventato più alto, così i pantaloni che mi avete mandato essendo divenuti piccoli e corti, ho dovuto smetterli, e il p. direttore me ne ha procurato un altro paio nuovi. Quindi essendoci un giorno recati a Grotta Ferrata, nel mulino Basilischi, ed essendoci misurati, con grande meraviglia vidi di essere cresciuto (incredibile a dirsi) 10 chili”. Dall’alunnato di Rocca di Papa, a poco più di un anno dal suo arrivo, il 25 aprile 1896 Galileo passa al Ritiro dell’Angelo, nei pressi di Lucca, per iniziare il noviziato, che affronta subito con “fervore raddoppiato”.
Fig. 5 -Il Ritiro dell'Angelo, presso Lucca 
 
Qui è destinato a vivere, nell’autunno dello stesso anno, un periodo di raffreddamento spirituale. E’ questo un periodo in cui, come ricorderà poi padre Nazzareno dell’Immacolata (Nazzareno Santolini), maestro dei novizi, “fu sottoposto alla prova degli scrupoli…”, tormenti che gli sorgono dal profondo dell’animo, fino a devastargli la tranquillità e che non lo abbandonano più sino alla morte (A. Spina, cit., p. 44). Agli inizi del 1897, Galileo comincia a soffrire di un ostinato raffreddore – così almeno viene giudicato – che gli rende difficile tenere il passo dei compagni nelle passeggiate in montagna. Il 14 febbraio, il padre provinciale Pietro Paolo dell’Addolorata, durante la sua visita al noviziato, trova che Galileo si trovi in perfetto stato di salute e di ottimo aspetto. Tuttavia, appena un paio di settimane dopo, il 27 febbraio 1897, mentre si avvicina al coro per recitare le ore, Galileo viene colto da malore con tosse ed emottisi, segno inequivocabile di tisi polmonare. Dopo una seconda grave crisi, che si ripete circa un mese dopo, il 25 marzo, viene presa la decisione di trasferirlo per “fargli cambiare aria”, come usava a quei tempi come rimedio contro la tubercolosi. Il 30 aprile 1897, appena le sue condizioni di salute lo consentono, viene trasferito così al convento sul Monte Argentario con la speranza che l’aria buona gli giovi alla salute. 
 
Fig. 6-7 - Il Santuario della Presentazione di Maria al Tempio all'Argentario, Convento dei padri Passionisti. Sopra: facciata e Santuario; Sotto: veduta del convento

Fig. 8 - Un ritratto di Galileo Nicolini all'interno del Santuario 
 
Ma pochi giorni di permanenza sull’Argentario sono sufficienti a vedere la salute di Galileo peggiorare rapidamente. Ai primi di maggio riceve la visita della madre Loreta e della zia Mariantonia, che salgono sull’Argentario con l’intento di riportare Galileo a Capranica, ma che si scontrano col fermo rifiuto del ragazzo. Il 10 maggio alle ore 18,00 gli viene portato il viatico. Il giorno successivo, di primo mattino, Galileo viene ammesso a pronunciare i quattro voti dei Passionisti (povertà, castità obbedienza, zelo di promuovere l’amore a Gesù sofferente), in una cerimonia semplice che infonde nel suo cuore una gioia indicibile. Ma l’epilogo è alle porte, e alle tre del mattino del 13 maggio 1897, dopo una violenta crisi di tosse, Galileo muore con lo sguardo fisso sulla Madonna di Pompei, circondato dalle amorevoli cure dei frati passionisti. Viene sepolto in un primo momento a Porto Santo Stefano. Nel 1921 si apre il processo canonico per la causa di beatificazione. Riconosciute le virtù eroiche, Giovanni Paolo II lo dichiara venerabile il 27 novembre 1981. Le sue reliquie sono custodite nella chiesa della Presentazione, sul Monte Argentario, in un’artistica urna in bronzo opera del passionista padre Tito Amodei.
 
Fig. 9 - L'urna contenente le spoglie di Galileo Nicolini, all'Argentario, opera di padre Tito Amodei
 

Per citare questo articolo

CECCARINI, Fabio, «Galileo Nicolini: un giovane capranichese santo passionista», Capranica Storica, 18/06/2017 - URL: https://www.capranicastorica.it/2017/06/galileo-nicolini-un-giovane.html

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