venerdì 3 luglio 2020

Le acque minerali di Capranica

di Fabio Ceccarini

Per la sua particolare posizione a mezza costa del vulcano Cimino, il territorio comunale di Capranica è caratterizzato da una grande ricchezza di acque sorgive che sgorgano in numerose sorgenti e fontanili. E anche se i cambiamenti climatici in atto e la escavazione selvaggia di pozzi ne hanno ridotta fortemente la capacità, ancora oggi la portata delle falde acquifere che scorrono nel sottosuolo capranichese è tale da soddisfare ampiamente le esigenze della popolazione locale e di parte di quella dei comuni limitrofi.

La testata dell’acquedotto che alimenta Bassano Romano si trova infatti in territorio comunale di Capranica, in località 'la Caduta' a quota 436 m.s.l.m. (IGM, f. 143 della Carta d’Italia, IV NE, Capranica, 42° 13’ 51''N; 12° 09’ 56'' E). Già il Petrarca, ospite di Orso degli Anguillara nel gennaio del 1337, nella prima delle due lettere indirizzate al cardinale Giovanni Colonna (Familiarium Rerum, II, 12; 3), ebbe modo di evidenziare la particolare ricchezza di acque di cui gode questo territorio, descrivendole dolcemente mormoranti nel fondo delle valli. Dal punto di vista delle acque minerali, cioè di quelle acque naturali che in virtù della loro composizione chimica e fisica, provocano nell'organismo umano reazioni utilizzabili a scopo terapeutico, le fonti capranichesi degne di menzione sono quelle dell’Acquaforte (una ferruginosa, detta Acquaforte, e una seconda naturale, dettà Carbonà) e della Fonte delle Rocce (San Rocco).

Fig. 1 - Le sorgenti minerali de "l'Acquaforte", in una cartolina d'epoca. Nel casottino a sinistra sgorgava la vena dell'acqua ferruginosa detta dell'Acquaforte. A destra, invece, sgorgava la sorgente dell'acqua liscia, detta Carbona'

Delle due sorgenti dell’Acquaforte, resta la testimonianza di Annibal Caro, segretario del cardinale Ranuccio Farnese, Governatore di Capranica, che nel 1554 ne bevve per circa dieci giorni e “docciò” per trenta, con ottimi risultati per la salute (lettera del 22 agosto 1554 indirizzata a A.M. Gratiadio Mantini).

Quanto a la sanità; io mi son voluto chiarire una volta de la speranza, che m'haveva concepita de' bagni; invitato spetialmente da la commodità del Signor Giovan Pacino, medico mio amicissimo, et informatissimo de la mia complessione, il quale mè stato sempre appresso. Non potendo andare a Lucca, ho preso in Capranica quei di Viterbo. Et n'ho bevuto d'una fonte fino a dieci giorni, et docciatomi con un'altro fino a' xxx. Da principio m'ha causato qualche alteratione, non senza un poco di febbretta: sono andato di poi sempre avanzando: et hora (Dio gratia) mi truovo assai bene…

Annibal Caro, lettera del 22 agosto 1554 a Gratiadio Mantini

Fig. 2 - Annibal Caro, lettera del 22 agosto 1554 a Gratiadio Mantini

Nel 1829, il Calindri definirà le due sorgenti “minerali acidule marziali fredde” ed anche il Moroni, nel suo Dizionario, parlerà delle sorgenti ferruginose capranichesi all’art. «Viterbo» , ricordando “le guarigioni degli ostruzionari e degli altri mali, per le celebri acque acidule ferruginose che trovansi a ponente lungi 200 passi dal paese, ove ne sgorgano 2 fontane copiose e perenni”. Lo stesso Moroni, infine, riferisce che di esse, in passato, trattarono ampiamente il Folchi, il Bacci e “…Bernardo Odeschi, famoso medico capranichese”, medico palatino di Sua Santità.

Delle fonti, comunque, esiste un particolareggiato studio pubblicato nella seconda metà del XVIII sec. dal medico francese Charles Thierry che ebbe modo di verificarne personalmente le qualità curative. Nel primo dei due tomi di cui è composta l’opera, il medico si dilunga in una dotta dissertazione sulle origini di Capranica e sul territorio limitrofo per terminare, nel secondo, con la trattazione dei benefici effetti procurati dal trattamento clinico basato sull’utilizzo delle acque minerali di Capranica, osservati direttamente su una decina di soggetti. E’ eloquente, a tal proposito, l’avviso che lo stesso Thierry  pubblica a chiosa della presentazione dei suoi studi che così recita: «Avviso al Pubblico. Il Signor Francesco Dupuis, mercante in Trinità dei Monti, dà avviso al pubblico che le Acque Minerali di Capranica ed il relativo trattato si trovano presso di lui. Se qualche straniero desiderasse bere le Acque Minerali alle sorgenti, procurandosi un appartamento a Capranica, potrà indirizzarsi, anche per lettera, al predetto Dupuis. Si può anche scrivere direttamente a questo indirizzo: 'Alle Acque Minerali di Capranica' via Ronciglione. La Comunità si impegna di far godere di tutte le comodità possibili alle persone che si recheranno a Capranica». 

Fig. 3 - Sorgenti di San Rocco negli anni Trenta del '900

Della fonte fece menzione anche il Dennis durante il suo soggiorno capranichese negli anni '40 del secolo XIX. E’ curioso, comunque, come questi si prenda la briga di correggere il nome dell’acqua detta Carbonà, in Carbonato, pensando, forse, che questa fosse ricca di carbonato di calcio, uno dei componenti più comuni nelle acque minerali che ne determina anche la durezza. Ma è da escludere un collegamento del nome di una delle due acque che sgorgano in località Acquaforte (l’altra, appunto, è quella ferruginosa detta “Acquaforte”), con questa sostanza. Le stesse prove condotte dal Thierry dimostrarono infatti una notevole leggerezza dell’acqua e quindi un basso contenuto di carbonato di calcio. Non si capisce, dunque, come il Dennis possa aver concluso così facilmente che il nome attribuito alla fonte, e cioè Carbonà, fosse la troncatura di Carbonato. Anzi, a proposito del rapporto del popolo con questa fonte, c’è da dire che i capranichesi – come riporta il Thierry – non la vedevano di buon occhio perché pensavano che le bollicine di effervescenza naturale mostrate dalla sua acqua fossero dovute a particelle libere di mercurio. Inoltre, le esalazioni di zolfo, sottoforma di odore di uova marce che spesso salivano dalla sorgente, non favorivano di certo un suo consumo da parte della popolazione. Il nome Fonte Carbonari quindi, potrebbe essere attribuito alla presenza, nei dintorni, di carbonaie per la produzione di carbone di legna e, quindi, dei relativi carbonai, che producevano notevoli quantità di quel materiale per le ferriere e le ramiere di Ronciglione. Nel gergo dialettale capranichese, infatti, le parole tronche riguardano per lo più verbi e sostantivi, e tra questi, anche nomi propri e appellativi in genere, come carbonaro, che diventa, appunto, carbona’.

Fig. 4 - Schizzo progettuale per la "mostra" dell'acqua "Fonte delle Rocce", mai realizzata

Ma l’acqua minerale per eccellenza a Capranica, è quella detta “di San Rocco”, che sgorga dalla fonte adiacente l’omonima chiesetta rurale, da quota 305 m.s.l.m.. Accanto alla fonte, ristrutturata nel 1983 sotto la prima consiliatura guidata dal sindaco Nazzareno Liberati, sorge il complesso industriale della Mineralneri per l’imbottigliamento dell’acqua sorgiva e la produzione di bevande, che fu costruito durante gli anni ‘50 dai Fratelli Neri, industriali caninesi e inventori della ricetta del fortunatissimo chin8 Neri. L’acqua “di San Rocco”, come familiarmente viene chiamata dai capranichesi, dagli esami condotti in data 12/06/1993 dal Presidio Multizonale di Prevenzione di Viterbo, è un acqua oligominerale, leggera, con basso residuo fisso (262.8 mg/lt a 180°), che sgorga ad una temperatura di circa 16 °C, ottima per le sue qualità diuretiche e particolarmente indicata per chi soffre di pressione alta grazie al suo basso contenuto di sodio.

Fig. 5 - Un'etichetta di una bottiglia di acqua minerale
Mineralneri Fonte delle Rocce

 Dopo la pubblicazione degli studi del Thierry e le sempre più frequenti testimonianze di guarigioni presso la fonte di San Rocco, è del 1865 il primo tentativo di privatizzazione delle acque, ad opera dell’industriale Giuseppe Pulini, che trattò con il Comune di Capranica un compenso annuo di 100 scudi per il loro sfruttamento. Ai primi del ‘900 si cercò di commercializzare le fonti di San Rocco e dell’Acquaforte, quest’ultima con il nome “Fonte degli Etruschi”, sotto l’unica etichetta di “Acqua di Capranica”, ma l’operazione fallì. Nel 1952, anno in cui cominciarono i sopralluoghi per l’ottenimento della concessione governativa, era ancora esistente un casotto per la raccolta delle acque realizzato nel 1869 dal Pulini.

Fig. 6 - Sorgenti dell'acqua Minerale "Fonte delle Rocce", detta comunemente "di San Rocco"
La concessione sarà affidata nel 1954 alla società Mineral Neri per una durata di 50 anni, società che realizzerà nel 1955 lo stabilimento di imbottigliamento (familiarmente indicato con il nome di “Chinotto”) e la galleria di emungimento (lunga mt. 130 per mt. 1,70 di altezza), che raggiunge il centro della falda ad evitare qualsiasi possibilità di inquinamento. L’imbottigliamento di acqua minerale e la produzione del Chinotto, è terminata il 31 dicembre 2011, allorché la società proprietaria decise di spostare la produzione a Buccino (SA). Lo stabilimento, ristrutturato alla metà degli anni ’90 del ‘900, si estende su una superficie coperta di circa 4.000 mq, e disponeva, ai tempi d’oro della sua attività, di una sala sciroppi per la produzione di bibite (Chinotto, Aranciosa, Limoncedro e Gassosa). L’acqua veniva commercializzata nel territorio del Lazio e in quello della Campania in due imbottigliamenti diversi nelle versioni gassata, leggermente frizzante e completamente piatta (bottiglie da 0,45/0,96 lt. e plastica in bottiglie da 0,45/1,5 lt.). La società concessionaria era titolare dei diritti per la raccolta delle acque fino al 2055. Tuttavia, in seguito alla cessazione della produzione, nel 2014 la concessione è tornata in capo al Comune di Capranica.


Per citare questo articolo

CECCARINI, Fabio, «Le acque minerali di Capranica», Capranica Storica, 03/07/2020 - URL: https://www.capranicastorica.it/2020/07/le-acque-minerali-di-capranica.html

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