venerdì 17 luglio 2020

Il Coro delle Duchesse. Una postilla alle opere viterbesi di Virginio Vespignani

di Aldo Lo Presti

Di Luigi Perali in altra occasione abbiamo avuto modo di indicare una tra le più significative opere che sono andate stratificandosi nel recinto cimiteriale orvietano, quella lastra commemorativa del fotografo Luigi Armoni e del figlio Alceste (Zona San Lorenzo, 2) realizzata nel 1894, caratterizzata dai simboli del lavoro e della professione: apparecchio e lastre fotografiche.[1]

E si tratta dello stesso artista che in qualità di «scultore di Orvieto» si rintraccia nel rendiconto delle spese dei lavori del 1863 eseguiti per il rifacimento della facciata della chiesa di Santa Cristina a Bolsena ad opera di Virginio Vespignani, rifacimento (o per meglio dire: rifacimento e completamento) voluto dal vescovo di Orvieto Giuseppe Maria Vespignani, fratello dell’architetto in occasione della festa centenaria del cosiddetto ‘miracolo di Bolsena’ che diede origine alla festa del Corpus Domini.

In tale frangente Luigi Perali scolpì, sulle due lastre di marmo (donate dal conte Francesco Piccolomini) poste sopra la porta della facciata, l’epigrafe latina composta dal dotto padre Tongiorgi della compagnia di Gesù, lavorò il ciborio collocato di marmo sull’altare maggiore, ed eseguendo altri lavori di ripulitura e verniciatura dei marmi della chiesa.[2] E com'è noto, all'architetto Vespignani si devono «...le due grandi fabbriche teatrali di Viterbo e di Orvieto»,[3] lavori che, almeno in parte, si sovrappongono tra il 1853 ed il 1855;[4] senz'altro meno noto, o del tutto sconosciuto, invece, è l'intervento di Virginio Vespignani nel convento delle Duchesse a Viterbo. Un “brano” architettonico che si nascondeva tra le carte «poetiche» di Pericle Perali riversate presso la Sezione orvietana dell’Archivio di Stato di Terni tra i quali si conservava, del tutto incongruamente però, il Memoriale[5]  del pittore Andrea Galeotti, «detto Andreino»,[6] così come «trasunto» nel 1915 dallo studioso di Orvieto direttamente dal manoscritto originale rintracciato dal medesimo Perali il 25 settembre 1914 presso la Sig.na Ida Travaglini, figlia di Serafina Galeotti, ed oggi disperso:

[…] 1852 il di 9 Novembre vado a Viterbo dentro il convento delle Duchesse che gli dipingi un altare nel Coro nuovo diretto da Vespignani stando a mangiare e a dormire in casa del Sig. Pietro Onesti salvo la colazione perché alle 7 mi presentavo in parlatorio ove trovava diversi BRICH, cioè caffè, latte, cioccolata, ovo frullato e rosolio, rum, anisetta, poi un canestrino con pane bruscato, pan biscotto ciambelle, altre paste da zuppare per fare colazione a mio talento poi mettevo tutto il superfluo nella Rota, sonavo il campanello e partivo alla porta principale ove trovavo l’Abbadessa che mi accompagnava in fino al lavoro sonando strada facendo ogni tanto un tocchetto di campanellino che non vedevo. Doppo una dozzina di giorni il campanello non sonava più, anzi qualche volta (ma di rado) la portinaia mi mandava a lavorare solo e allora solo incominciai a incontrare qualche monaca, fra le altre la Contessa Masciani che poi sempre mi tenne conversazione parlandomi sempre di diverse Sig.re Orvietana che erano da piccole state in S. Pietro per educande dove aveva e tuttora à una sua sorella Monaca. Con scudi 87 e diverse paste a Dicembre [...]

Fig. 2 - Viterbo, Chiesa di San Bartolomeo e Monastero della Visitazione, o delle Duchesse

Il monastero citato è quello della Visitazione o meglio delle Duchesse (così detto perché voluto da Girolama Orsini duchessa di Castro, ritiratesi a Viterbo dopo l’uccisione di Pier Luigi Farnese suo diletto consorte avvenuta nel 1550)[7] a tutto il 2015 a rischio chiusura dopo oltre cinque secoli e mezzo dalla sua edificazione.[8] Purtroppo, per quanti tentativi si siano sperimentati (tutti leciti, s'intende!) non è stato possibile fotografare questo brano architettonico inedito del Vespignani. Si divulga, pertanto, la notizia nel neonato sito del Centro Studi Capranichese, con la speranza che qualcuno riesca, finalmente!, a documentarne la fattura.


[1] Lo Presti Aldo, Le Arti ad Orvieto. Proposta per un dizionario. Arte-Cultura-Sviluppo per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, Orvieto, 2006, p. 561.

[2] Fagliari Zeni Buchicchio Fabiano Tiziano, La Chiesa del Miracolo a Bolsena dal progetto di Tommaso Matteri al completamento di Virginio Vespignani, in Bollettino di Studi e Ricerche a cura della Biblioteca Comunale di Bolsena, a. XI, 1996, pp. 58, 63.

[3] Barucci Clementina, Virginia Vespignani, architetto tra Stato Pontificio e Regno d'Italia. Argos, Roma, 2006, p. 296.

[4] Ivi, p. 350.

[5] In due copie dattiloscritte, di cui una, quella che si presenta in questa sede, con aggiunte nel testo ed a margine nonché sottolineature autoriali.

[6] Per la sua biografia (e per la biografia precedente) vedi: Lo Presti Aldo, Le Arti ad Orvieto..., op. cit., pp. 334-36.

[7] Angeli Noris, Viterbo. 4 itinerari per conoscerla. Tipo-Lito C. Ceccarelli, Grotte di Castro (VT), s.d. [ma 1978], p. 34.

[8] Chiude il monastero della Duchessa. Nel complesso di via S. Pietro rimaste solo 2 anziane suore cistercensi, in “Viterbo News 24”,13 aprile 2015.


Per citare questo articolo

LO PRESTI, Aldo, «Il Coro delle Duchesse. Una postilla alle opere viterbesi di Virginio Vespignani», Capranica Storica, 19/06/2020 - URL: https://www.capranicastorica.it/2020/07/il-coro-delle-duchesse-una-postilla.html

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