lunedì 20 febbraio 2017

L'eccidio degli avieri sardi. Un evento ancora da chiarire

 Il cippo commemorativo in località Montefosco (comune di Sutri), luogo dell'eccidio

di Fabio Ceccarini

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Fig. 1 - Le foto di alcuni dei militari sardi fucilati il 17 novembre 1943
Ad oltre 70 anni da quel tristissimo avvenimento le domande e i lati oscuri dell'intera vicenda sono ancora molti. Quanti erano, infatti, i sardi nascosti a Capranica? E perché si erano concentrati nel nostro paese? Chi li aveva portati qui? E qual è stato, in tutto questo, il ruolo ricoperto da Padre Luciano Usai, saveriano cappellano militare incaricato dal governo della R.S.I. di guadagnare a quella causa, nelle campagne di Capranica e sotto la guida del comando tedesco, tutti i sardi sbandati dopo l'8 settembre? 
E perché i sardi di Capranica furono passati per le armi, mentre quelli catturati a Blera semplicemente condotti in prigionia? Per quale motivo furono fucilati improvvisamente e frettolosamente nel bosco? E, infine, l'ultimo e più inquietante interrogativo: da quale esercito avevano disertato? Erano stati considerati "disertori" del battaglione sardo "Giovanni Maria Angioy" della R.S.I? 

Il contesto
La tragica vicenda dei militari sardi catturati a Capranica dalle SS tedesche il 17 novembre 1943 e barbaramente fucilati in località Montefosco, in territorio del Comune di Sutri, nel pomeriggio dello stesso giorno, si inquadra nel caos politico-istituzionale seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943. La dissoluzione del Regio Esercito, che si era consumata nel breve volgere di tre giorni (9-11 settembre), aveva provocato il più assoluto caos nelle comunicazioni nella vana attesa dell'arrivo degli Alleati o di precise disposizioni del Governo, il quale rimase invece colpevolmente silenzioso (qualcuno scrisse, a ragione, che con la loro fuga a Brindisi, i membri della Casa Savoia e quelli del Governo furono i primi "disertori"). In seguito a una tale situazione di totale assenza di ordini superiori, la disciplina e la compattezza dei reparti venne meno, provocando il rapido sfaldamento delle Forze Armate con la conseguenza che molti militari si tolsero la divisa e indossarono abiti borghesi. Chi non ricorda la straordinaria interpretazione di Alberto Sordi in Tutti a casa (1960), la pellicola di Luigi Comencini che è diventata un emblematico documento della paradossale situazione creatasi l'8 settembre 1943 subito dopo l'annuncio dell'armistizio? La famosa frase "Accade che i tedeschi si sono alleati con gli americani", rende l'idea dell'impreparazione dei reparti italiani di fronte alla fulminea occupazione militare tedesca, preparata meticolosamente già da dopo il 25 luglio 1943, giorno della caduta ed arresto di Mussolini.  Analogamente a quanto fecero decine di migliaia di soldati italiani nei vari teatri di operazioni, centinaia di militari sardi, provenienti soprattutto dalla disgregazione delle divisione Sassari e Granatieri di Sardegna, schierate alla vigilia dell'annuncio dell'armistizio per la difesa di Roma, si diressero verso Civitavecchia, nella speranza di raggiungere il porto della città ed imbarcarsi per la Sardegna. Ma l’impossibilità di trovare un posto nelle navi in partenza per l’isola, strettamente controllate dai tedeschi, nonché la pericolosità del viaggio, soggetto alle incursioni dell’aviazione alleata, indussero molti militari a trovare ospitalità tra la popolazione dei paesi della Tuscia. Lungo i paesi dell'asse ferroviario Orte - Capranica - Civitavecchia si distribuirono così i sardi sbandati, impossibilitati a raggiungere l'Isola, che nell'attesa di imbarcarsi non appena gli eventi della guerra lo avessero consentito, vennero accolti, ospitati e rifocillati delle popolazioni locali.

 

Fig. 2 - Padre Mariano Usai ritratto sulla copertina della rivista Signal

Padre Luciano Usai e il Battaglio Volontari di Sardegna "Giovanni Maria Angioy" della Repubblica Sociale Italiana.
Contemporaneamente, per iniziativa di Padre Luciano Usai, un missionario saveriano sardo, cappellano militare in Africa al seguito dei reparti italiani che combatterono a El-Alamein, vennero diramati per mezzo della radio e della stampa annunci per la ricostituzione di un reparto di militari sardi. Per questo scopo, il comando militare tedesco in Italia avrebbe fornito al religioso tutta l’assistenza possibile, nonché otto autocarri, generi alimentari di ogni tipo e un lasciapassare per recarsi al centro militare di Capranica, destinato come punto di raccolta per tutti i Sardi sbandati. Qui ben presto si sarebbero concentrati – secondo fonti vicine alla R.S.I. – ben 20.000 militari sardi, cifra assolutamente non verificabile ma certamente abnorme e non veritiera. Testimoni oculari capranichesi, riferiscono infatti di aver visto numerosi militari sardi nelle campagne di Capranica, soprattutto in località Marcone e Corgnano, e anche se nessuno di loro è stato in grado di distinguere tra militari alla macchia e militari in attesa di essere arruolati nel costituendo battaglione, le cifre riferite si aggirano appena intorno alla cinquantina. Tuttavia, una relazione del Sindaco non datata e conservata presso l’Archivio del Comune di Capranica, parla di circa 200 militari concentrati nel territorio comunale, “forse perché, -  come si legge in questo documento - trovandosi Capranica sulla linea ferroviaria Orte-Civitavecchia, sperarono di poter, al momento opportuno, far ritorno alla loro isola”.  Nel Centro di raccolta di Capranica, ai Sardi sbandati sarebbe stato proposto di andare a lavorare in Germania o nelle fabbriche del Nord, oppure di arruolarsi nelle costituende forze armate della R.S.I.. In 400 (altre fonti parlano di 1.200, ma forse si tratta di un numero lontano dalla realtà), avrebbero optato per questa scelta, costituendo l'organico del Battaglione "Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy", del quale Padre Usai divenne cappellano militare. I sardi vennero così arruolati, vestiti, addestrati e armati con fucili "91", mitra "Beretta" e mitragliatrici "Breda" e condotti a Roma, in una caserma in via della Lungara, da dove – secondo le promesse del religioso saveriano – sarebbero stati successivamente trasferiti con compiti di ordine pubblico. Qui, invece, fu per loro evidente che il battaglione ricostituito da Padre Usai sotto il comando del colonnello Bartolomeo Fronteddu, avrebbe militato nella Repubblica Sociale Italiana come unità combattente a fianco dei tedeschi. La notizia che lo stesso Battaglione sarebbe stato destinato al fronte di Cassino, dove in quei mesi si concentrava la resistenza tedesca contro l’avanzata degli anglo-americani, provocò quindi la diserzione di numerosi militari che tornarono subito a Capranica - dove erano rimasti numerosi loro compagni che non avevano aderito all'invito ad arruolarsi nel Battaglione Volontari Sardi - per trovare ospitalità nelle case in cambio del proprio lavoro nelle campagne.

Il rastrellamento e l'eccidio

La conseguente dura reazione del comando territoriale tedesco non si fece attendere. Nella mattinata del 17 novembre 1943, due automezzi delle SS di stanza a Bracciano entrarono in Capranica portando con loro, in manette, il giovane capranichese Salvatore Alessi, arrestato nel tardo pomeriggio del 14 novembre insieme a Virgilio Andreotti e Antemio Baldi. Nel rastrellamento del paese che ebbe luogo durante tutta la mattinata, casa per casa, vennero catturati 18 militari sardi che furono dapprima rinchiusi nella locale sede del Fascio Littorio, in Piazza San Francesco, e successivamente caricati sui camion con finta destinazione Bracciano. Sulla strada che collega Sutri a Bassano Romano, nei pressi di una valletta in località Montefosco, furono improvvisamente fatti scendere e fucilati in compagnia dell’Alessi. All’eccidio scampò miracolosamente l’aviere Rinaldo Zuddas che dopo essere stato ferito a un braccio e a una coscia, cadde nel torrente sottostante, e si salvò fingendosi morto nell’acqua al momento del colpo di grazia. Zuddas trovò soccorso presso una famiglia di Sutri che lo trasportò all’ospedale di Ronciglione per essere curato, non senza il pericolo di essere nuovamente arrestato e passato per le armi dai tedeschi.
In seguito alla strage e alla fucilazione di Virgilio Andreotti e Antemio Baldi, avvenuta dopo barbare torture il giorno 21 nei pressi di Bracciano (riferisce Rino Alessi, fratello di Salvatore, che ai due giovani erano state strappate le unghie e all’Andreotti erano state tagliate le orecchie), il podestà di Capranica, Giuseppe Cherubini, che tanto si era adoperato per evitare la strage, si dimise irrevocabilmente dall’incarico. Vane furono anche le richieste di clemenza fatte alle SS dall’arciprete di Capranica, Don Luigi Micheli, al quale se in un primo tempo venne fintamente assicurato che i sardi sarebbero stati condotti in prigione a Bracciano per essere interrogati, venne successivamente intimato di desistere dalle sue richieste se non voleva essere egli stesso arrestato. Dal rastrellamento del 17 novembre, si salvarono almeno 12 militari. Antonio Francesco (Cicciu) Masala, Baingio Pirastru, Francesco Pulina e Baingio Masia di Ploaghe e Filippo Ezza di Usini, si salvano dal rastrellamento buttandosi nelle ripe di Vicolo della Tramontana, perché si trovavano a prendere l’acqua alla fontana di Vicolo San Vincenzo. Angelo Sanna di Oristano e altri 5 compagni riescono a fuggire nel bosco dal casolare dove erano ospitati. Due di loro, Barcellona e Contini, saranno purtroppo arrestati nello stesso casale perché tornati indietro a vedere cosa era successo ai tre loro compagni arrestati. Erano ospiti di Ninetta ‘i Marco’, colono del Conte Porta. Gesumino Tolle, Giuseppino Pulino e Augusto Petretto, si salvarono protetti dalle famiglie che li ospitavano, presso le quali si stabilirono poi definitivamente maritandosi con ragazze del paese.

La somma dei militari scampati alla cattura con quelli rastrellati fa ritenere che a Capranica avevano trovato rifugio oltre 30 militari sardi.

Fig. 3 - Rino Alessi, fratello di Salvatore

Le motivazioni della strage
Secondo la testimonianza di Rino Alessi, la rappresaglia tedesca e la fucilazione dei sardi fu ispirata da Padre Usai, il quale nei giorni precedenti il rastrellamento era stato visto più volte a Capranica, anche in compagnia del colonnello Fronteddu (i testimoni oculari riferiscono genericamente di un “comandante dei sardi”), con l’intento di convincere i disertori a tornare nei ranghi del battaglione. Padre Usai avrebbe tenuto numerosi comizi pubblici per riuscire nel suo scopo, ma in uno di questi sarebbe stato insultato e aggredito verbalmente dai suoi conterranei, e in particolare da uno di loro (Zuddas), che si mise a capo degli stessi. Anche se l’episodio dei tre giovani capranichesi, Alessi, Andreotti e Baldi, sarebbe a se stante rispetto a quello dei Sardi, probabilmente i due torturati nel castello di Bracciano, Andreotti e Baldi, o lo stesso Alessi, furono fatti incorrere in qualche contraddizione che aiutò i tedeschi nel decidere il rastrellamento di Capranica e la successiva rappresaglia, forse temendo attività sovversive dei militari sardi. A guerra finita, di Padre Luciano Usai sarebbe stato implacabile accusatore il militare sardo scampato all’eccidio, Rinaldo Zuddas, la cui testimonianza condusse il tribunale militare a decretare la pena di morte per il religioso saveriano, commutata in seguito a trent’anni di reclusione. Amnistiato, si trasferì in Amazzonia in missione, dove morì nel 1981. La vera motivazione della sommaria fucilazione dei sardi fu probabilmente la diserzione degli stessi dall’esercito della Repubblica Sociale Italiana. Questa, formatasi il 23 settembre 1943, si dotò ben presto di organi politici e di proprie forze armate, alle quali aderiranno, tra il 1943 e il 1945, circa 5/600.000 militari. Come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, assunta da Mussolini dopo la sua liberazione dalla prigione del Gran Sasso, venne nominato il Generale sardo Francesco Maria Barracu, il quale sostenne apertamente l’iniziativa di Padre Usai e del Colonnello Fronteddu, recandosi egli stesso a Capranica per organizzare il Centro di raccolta dei sardi. L’errore commesso dai sardi rifugiatisi a Capranica, fu allora quello di aderire al Battaglione Volontari Sardi e quindi all’Esercito della R.S.I.. Per questo motivo, secondo il codice militare di guerra, furono passati per le armi in maniera sommaria e senza un giusto processo. Se così non fosse, come si spiega il diverso trattamento riservato dalle stesse SS ai militari sardi rifugiatisi nelle campagne di Blera? Essi vennero catturati nel rastrellamento del 29 ottobre che costò la vita a ben 13 cittadini blerani e ad un militare sardo sbandato, ma vennero tutti inviati in Germania nei campi di concentramento, come avvenne ai militari italiani sbandati catturati dalle SS che non aderirono alla RSI. Forse ingannati dalle promesse del religioso saveriano, che gli prospettava un facile ritorno nell’isola natia, i sardi di Capranica finirono dunque, nella speranza di scampare alla guerra, per compiere il fatale errore di aderire alla RSI. Errore che gli costò la vita.

Fig. 4 - Rinaldo Zuddas, l'unico scampato alla strage
Rinaldo Zuddas
Rinaldo Zuddas detto "Pizzo", altrimenti indicato in qualche documento col nome di Francesco o Ferdinando, arrivò a Capranica, insieme ad altri 15 conterranei, subito dopo l’8 settembre. Proveniva da una località del Mugello, non distante da Firenze, dove frequentava con altri avieri sardi un corso di addestramento contro l'offensiva dei paracadutisti alleati. Vista l’impossibilità di imbarcarsi per la Sardegna da Civitavecchia, si rifugiò con altri militari nelle campagne di Capranica. Qui, insieme agli altri suoi ex commilitoni, venne ben presto contattato da Padre Luciano Usai, che gli proponeva il trasferimento a Roma, nella caserma “Lungara”. Resosi conto che lo scopo del religioso era quello di costituire un’unità combattente a fianco dei tedeschi, insieme con altri commilitoni fuggì da Roma per tornare nuovamente a Capranica, dove si rifugiò. Secondo la testimonianza di Rinaldo Zuddas al processo a carico di Padre Usai, i sardi tornarono a Capranica nel pomeriggio del 16 novembre e l’ispiratore della rappresaglia fu lo stesso Usai, che guidò le SS tedesche verso Capranica, dove il giorno successivo furono rastrellati 18 militari. Giunti alla radura presso Caporipa, sulla provinciale che da Sutri conduce a Bassano Romano, i militari vennero fatti scendere e disposti in fila indiana per essere fucilati. Uno di questi, Emilio Canu, tentò la fuga ma venne subito freddato da una raffica di mitra. Approfittando di questo momento, anche Rinaldo Zuddas tentò di scappare verso il vicino torrente, ma non appena saltato il corpo senza vita di Canu, venne raggiunto da una pallottola che gli spezzò un braccio, mentre un’altra gli perforò la coscia e un’altra ancora gli fece saltare dalla testa il cappello a bustina d’ordinanza. Vistosi perduto, Zuddas si lasciò cadere nel torrente che attraversa la valle, particolarmente gonfio d’acqua grazie alle abbondanti piogge di quei giorni, e si finse morto. Appena partiti gli autocarri tedeschi, Zuddas riuscì faticosamente a salire sulle sponde del torrente, dove giacevano ormai senza vita i corpi dei suoi 17 compagni e di Salvatore Alessi, e a dirigersi verso la vicina Sutri. Qui venne aiutato a raggiungere l’ospedale Sant’Anna di Ronciglione, nel quale venne curato e rimesso in forze. Tornato in Sardegna alla fine della guerra, al processo militare contro Padre Usai fu decisiva la sua testimonianza, grazie alla quale fu riconosciuta la colpevolezza del religioso. Dipendente dell’Aeronautica Militare, fu custode a Fenosu per cinquant’anni. Abitante a Silì, una piccola frazione di Oristano, si spense improvvisamente il 14 marzo 2001. (Si ringrazia la Sig.ra Laura Cadoni, nipote di Rinaldo Zuddas, per aver gentilmente concesso le foto a www.encyclocapranica.it).

Fig. 5 - Sentenza a carico di Padre Luciano Usai

Il processo a Padre Luciano Usai
Nel dispositivo della sentenza in data 16 marzo 1946, del Tribunale Militare Territoriale di Guerra della Sardegna (nella sede di Oristano), il Tenente Usai Luciano, cappellano militare, è imputato di: 1) Alto tradimento (per essersi arruolato nelle formazioni dell’esercito repubblicano e precisamente nel Battaglione “Volontari di Sardegna”) 2) Spionaggio militare (per essersi paracadutato da aerei germanici [calandosi] in Sardegna – unico lembo d’Italia non occupato – [in abito talare] quale appartenente all’esercito repubblicano nell’ambito di una spedizione organizzata dai comandi germanici al fine di procurare notizie di carattere politico e militare) 3) Arruolamento illecito di guerra (per aver, anteriormente al 29 giugno 1944 nell’Italia occupata dai tedeschi mediante propaganda pubblica e individuale, indotto militari sardi ad arruolarsi nell’esercito repubblicano Battaglione Volontari Sardi) 4) Istigazione alla corruzione (per aver tentato di corrompere durante la detenzione il comandante delle guardie allo scopo di evadere, promettendo di far consegnare alla sua famiglia in Milano la somma di un milione di lire [SIC!] e altre utilità)
Il Pubblico Ministero, Francesco Cocco (il magistrato ucciso dalle BR a Genova nel 1976), chiede il riconoscimento delle aggravanti in quanto “rivestito di grado”, in concorso con inferiori, e per aver diretto l’attività di persone connesse con i reati medesimi.
La Corte stabilisce per Padre Usali la pena di morte mediante fucilazione al petto, che viene però tramutata in trent’anni di carcere. In realtà Padre Usai beneficiò dell’amnistia Togliatti il 22 giugno 1946 e scontò soli 7 mesi di carcere.
Alle pagine 8 e 9 della sentenza si legge: "...tutta la condotta dell’Usai, quale risulta dalle sue dichiarazioni e da quelle dei coimputati appare materiata di dedizione ai fascisti ed ai tedeschi.
In particolare è risultato che l’Usai si dedicò con un entusiasmo ed un accanimento degni di miglior causa all’arruolamento di militari sardi sbandati, specie nella zona di Capranica, ove egli, dopo aver usato inviti, lusinghe e suggestioni, e fatto affiggere manifesti a carattere intimidatorio, non solo per i militari sbandati, ma anche per coloro che ad essi prestavano assistenza, si interessò finanche di diffidare le autorità locali affinché non rilasciassero tessere annonarie ai predetti militari, i quali in tal modo, - secondo le precise ed obbiettive deposizioni dei Testi Zuddas, Piras e Sanna, - si trovarono a cadere, dallo stato di tranquillità in cui versavano prima della venuta dell’Usai a Capranica, nella condizione di perseguitati, che ebbe il suo tragico epilogo nel rastrellamento effettuato dai tedeschi nel novembre del 1943, proprio a danno di militari sardi, e nella barbara esecuzione capitale di diciannove di essi." E a pagina 13: "Da ultimo l’Usai deve essere dichiarato responsabile del delitto di arruolamento illecito di guerra poiché la propaganda pubblica e individuale da lui esercitata per acquisire elementi “volontari” al battaglione presso cui prestava servizio, è tipicamente quella prevista dall’art. 85 C.P.M.G., La gravità dei reati commessi dall’Usai, ciascuno dei quali importa come pena edittale quella capitale, le modalità con cui egli pose in essere le singole attività criminose in un posto di comando e di responsabilità e specialmente l’accanimento con cui egli si dedicò al compito dell’arruolamento, intercorre all’applicazione, a suo carico, delle più severe sanzioni."
Per quanto riguarda l'eccidio di Sutri, la Corte afferma: "Quanto alla sua responsabilità per l’eccidio di Sutri, essa dovrà formare oggetto di separati accertamenti e di apposita contestazione nel cui quadro potranno anche essere aggiunte le ulteriori prove (…) che, ai fini della presente causa, appaiono superflue e non rilevanti".
Fatto è che nessuno dei tre testi accusatori di Padre Luciano Usai, Angelo Sanna, Efisio Piras e Rinaldo Zuddas, una volta concluso il processo al religioso inoltrò alle autorità della procura militare contestazioni relative all'eccidio di Sutri, che pertanto restò impunito.

Fig. 6 - La copertina del celebre libro di Franco Giustolisi, frutto di anni di ricerche e inchieste sulle stragi nazifasciste rimaste "impunite"

Documenti

Doc. 1 - La fucilazione dei sardi
[Archivio Comunale di Capranica, minuta dattiloscritta priva di data]

A seguito dello sbandamento dell’esercito circa 200 giovani sardi si concentrarono nel territorio di questo Comune, forse perché, trovandosi Capranica sulla linea ferroviaria Orte-Civitavecchia, sperarono di poter, al momento opportuno, far ritorno alla loro isola. Dopo alcuni giorni una parte di loro aderì al Battaglione Volontari Sardi, mentre i restanti a seguito di minacce di un capitano sardo cambiarono residenza. Contemporaneamente un certo Manetti Mario dopo aver ingannato Andreotti Virgilio, Alessi Salvatore, Baldi Antonio [Antemio], cominciò a indagare sui sardi e scoprì un focolaio armato antitedesco. I tre giovani furono consegnati alle SS di Bracciano e il 17-11 del 1943 le SS circondarono Capranica e dopo aver catturato mediante rastrellamento 18 giovani sardi li mitragliavano al bivio sulla via Cassia. Solo Fernanrdo Zuddas riuscì, benché gravemente ferito a salvarsi.

Il Sindaco

Doc. 2 - Elenco dei fucilati presso Sutri il 17 novembre 1943
[Archivio Comunale di Capranica, minuta dattiloscritta priva di data. Reca l’annotazione “Renitenti alla leva”. Vi è compreso Fernando Zuddas, che riuscì a salvarsi, e il capranichese Salvatore Alessi]

1. Pilu
2. Menino
3. Mesitieri
4. Cossica
5. Muzas
6. Contini
7. Barcellona
8. Mereu
9. Pilas
10. Meloni
11. De Roma
12. Pinna
13. Cano
14. Meloni
15. Manca S.
16. Riu
17. Manca F.
18. Alessi
19. Zuddas

Doc. 3 - Rapporto dei Reali Carabinieri di Viterbo, datato 14 luglio 1945 e protocollato dal Comando Generale il 24 dicembre 1945
[il documento era contenuto nel cosiddetto "Armadio della Vergogna", riportato alla luce da Franco Giustolisi. Cfr. F. Giustolisi, L'Armadio della vergogna, p. 255)

Oggetto: Breve riassunto delle violenze commesse dai tedeschi e fascisti contro le popolazioni in territorio di questa compagnia

A Capranica il 17 novembre 1943 furono uccisi (omettiamo paternità, maternità e l'elenco dei testimoni riportato nei verbali, n.d.a.): 
Alessi Salvatore, nato nel 1922; 
Baldi Antemio, nato nel 1921; 
Andreotti Virgilio, nato nel 1922;
Pilu Gavino;
Me Nino;
Mestieri Giovanni;
Corriga Salvatore;
Mula Giovanni;
Contini Pietro;
Barcellone Pietro;
Nereu Pasqualino;
Piras Efisio;
Meloni Mario;
Deroma Giuseppe;
Pinna Sebastiano;
Canu Giuseppe;
Meloni Salvatore;
Manca Salvatore;
Riu Giuseppe;
Manca Francesco;
Zuddas Fernando.
Questi i fatti. Il 14 novembre 1943 un maresciallo tedesco delle SS giunto a Capranica condusse a Bracciano Alessi Salvatore, Baldi Antemio e Andreotti Virgilio, ritenuti responsabili di possedere delle armi. Nelle prime ore del 7 novembre successivo giunsero a Capranica il maresciallo che aveva preso i suddetti tre giovani in unione all'Alessi con altri militari delle SS e un interprete nativo della Toscana di cui non è stato possibile conoscere il nome, i quali rastrellarono dei giovani sardi, sbandati a Capranica, riuscendo a catturarne 18. Nel pomeriggio dello stesso giorno i predetti giovani, l'Alessi compreso, con autocarro furono condotti verso Roma. Giunti al bivio di Bassano di Sutri, fatti scendere dall'automezzo furono uccisi con due raffiche di mitragliatrice e abbandonati sul posto. Uno di loro, e precisamente Zuddas ultimo elencato, rimase ferito a una gamba e a un braccio e trasportato a Sutri prima e all'ospedale di Ronciglione poi ove riuscì a guarirsi. Il 21 successivo nel territorio di Bracciano furono fucilati il Baldi e l'Andreotti. Si sconoscono i motivi di tale barbarie

Doc. 4 - Una strage a Capranica. Relazione della tenenza dei carabinieri.
[Archivio di Stato di Viterbo]

Regia Questura di Vìterbo Div. Gabinetto
Viterbo, 16-4-1946 n. 01136 U.P.

Alla Procura del Regno e p.c. Alla Regia Prefettura

Per debito d'Ufficio, trasmetto a codesta Procura del Regno l'unita denuncia a firma di Andreotti Rosa fu Antonio e fu Porta Caterina nata a Capranica di Sutri il 19-3-1915, ivi residente, a carico di Morera Filippo di Antonio e di Sutrini Fausta, nato a Capranica l’11-2-901, maresciallo di P.S., domiciliato a Roma, e del padre di questi Antonio fu Francesco e fu Carloni Maria Felice, nato a Capranica il 3-1-1875, ivi domiciliato, i quali, durante il periodo della dominazione tedesca, avrebbero denunziato e fatto uccidere dalle SS Tedesche due giovani di Capranica.
I Morera Filippo e Antonio sarebbero inoltre implicati nell'uccisione di 18 militari sardi da parte di militari germanici.
Al riguardo il Comando della Tenenza CC.RR. di Ronciglione, investita per le indagini, con nota n. 10/7 del 10/3/c.a., riferisce quanto segue:
«Nel restituire l'unito esposto prodotto dalla nominata Andreotti Rosa fu Antonio e fu Porta Caterina, nata a Capranica di Sutri il 19-3-1915, ivi residente, domestica, nubile, contro Morera Filippo di Antonio e di Sutrini Fausta, nato a Capranica l’11-2-901, maresciallo di P.S., domiciliato a Roma, e del padre di questi Antonio fu Francesco e fu Carloni Maria Felice, nato a Capranica il 3-1-1875, ivi residente, possidente, coniugato, per collaborazionismo con i nazi-fascisti, si riferisce che dalle indagini praticate in merito, è risultato quanto segue:
La mattina del 14 novembre 1943 il giovane Andreotti Virgilio fu Antonio e fu Porta Caterina, nato a Capranica di Sutri il 26-3-1922, ivi domiciliato, bracciante, celibe, fratello dell'esponente, con mezzi di fortuna si recò nel comune di Monteromano per l'acquisto di un certo quantitativo di grano, occorrente alla sua famiglia. Verso le ore 14 dello stesso giorno, di ritorno da Monteromano con circa 30 chilogrammi di grano, si trovava sulla strada di Bracciano in attesa di qualche mezzo di fortuna, che potesse condurlo almeno nelle vicinanze di Capranica, per far ritorno in famiglia. Proprio in quel momento transitava su quella strada diretta a Viterbo, una camionetta tedesca alla quale fece cenno di fermarsi. L'automezzo aderì e l'Andreotti chiese di salire a bordo e di essere accompagnato fino al bivio di Capranica di Sutri. Venne fatto salire sull'automezzo che si rimise subito in moto alla volta di Viterbo.
Nella camionetta vi erano alcuni militari tedeschi delle SS tra i quali anche un italiano identificato poi per certo Mario Manetti, milanese interprete al servizio tedesco, il quale intavolò subito conversazione con l’Andreotti. Il Manetti fingendosi contrario ai tedeschi chiese al giovanotto se a Capranica vi fossero delle bande armate o perlomeno dei giovani armati che desideravano combattere contro i tedeschi. L'Andreotti, inesperto ed in buona fede, credette alle dichiarazioni dell'interprete e disse che uno era lui e che si poteva contare anche su due suoi compagni, certi Alessi Salvatore di Pietro e di Liberati Margherita, nato a Capranica il 20-6-1922, ivi residente, bracciante, celibe, e Baldi Antonio di Eumenio e di lezzi Maddalena, nato a Capranica il 29-9-1921, ivi residente, bracciante, celibe, dichiarando inoltre che tutti e tre, erano in possesso di numerose armi recuperare durante lo sbandamento dell'esercito italiano.
In seguito a tali notizie l'interprete Manetti, rassicurò 1'Andreotti che avrebbe collaborato con loro a danno dei tedeschi e che ne avrebbe subito parlato ai suoi compagni nella camionetta. Dopo un breve dialogo in lingua tedesca - avvenuto fra l'interprete e le altre SS nella camionetta - fecero capire al giovanotto che tutto andava bene. Giunto l'automezzo al bivio di Capranica, anziché proseguire per Viterbo si diresse verso l'abitato di Capranica, ove giunse verso le ore 16 dello stesso giorno 14 novembre.
L'interprete Manetti, fece ricercare dall'Andreotti i due suoi compagni Baldi Antonio e Alessi Salvatore e tutti e quattro insieme si recarono a prendere le armi che tenevano nascoste tra le quali vi erano anche due mitragliatrici pesanti. Recuperate le armi vennero caricate sulla camionetta unitamente ai tre giovanotti che potevano già considerarsi arrestati.
Quando tutto era al posto, la camionetta rimessasi in moto, si diresse a tutta velocità verso Bracciano al comando tedesco di quel comune.
I tre giovanotti vennero subito imprigionati e sottoposti a torture allo scopo di farli parlare. Poiché il comando tedesco aveva la percezione che in Capranica, vi fossero delle bande armate. I suddetti giovanotti, capirono in quale tranello erano caduti e mentre due di essi nonostante le torture subite rimasero sempre muti, il terzo e precisamente 1'Alessi Salvatore, nella speranza di potersi salvare, disse che a Capranica vi erano dei militari sardi sbandati che possedevano armi e che aspettavano il momento opportuno per marciare contro i tedeschi e che lui stesso li avrebbe accompagnati a Capranica.
In seguito a tali notizie, il comando della SS tedesca di Bracciano, allestì subito due autocarri con circa 50 SS che la mattina del 17 novembre successivo si portarono a Capranica, conducendo dietro il giovane Alessi che avrebbe dovuto fornire notizie circa la banda dei sardi esistente a Capranica, ma giunti in questo comune, l'Alessi si rifiutò di dare notizie e venne rinchiuso nella sede del fascio repubblicano e piantonato, mentre i militari della SS bloccati tutti gli accessi del paese eseguirono un rastrellamento di militari sardi nell'interno dell'abitato catturandone 18 che rinchiusero momentaneamente nella sede del fascio, unitamente all'Alessi Salvatore. Il rastrellamento venne ultimato verso mezzogiorno del 17 novembre e verso le ore 15 dello stesso giorno, vennero caricati sugli autocarri e condotti in località Bivio di Bassano di Sutri, in un prato adiacente ad un bosco ed ivi mitragliati e lasciati massacrati sul terreno compreso il giovane Alessi Salvatore. Dei 18 sardi, solo uno cercò di salvarsi portandosi a stento sulla strada, dove venne raccolto e trasportato all'ospedale civile di Ronciglione per le cure del caso.
Mentre gli altri due giovani Capranichesi, Andreotti Virgilio e Baldi Antonio, vennero fucilati il giorno 21 novembre successivo nel comune di Bracciano, in località Vigna Grande.
Poiché il giorno del rastrellamento e mitragliamento dei militari sardi, trovavasi in Capranica il predetto Morera Filippo - maresciallo di P.S. - in servizio repubblicano, presso il Ministero dell'Interno al seguito del presidente Barracu e che a Capranica era ben visto dai tedeschi e che in quel giorno era stato visto circolare durante il rastrellamento mentre nessuna altra persona poteva circolare, verso le ore 13 del giorno 17 predetto, è stato visto l'interprete Manetti, uscire dallo stabile dove abitava Morera Antonio, padre del predetto Morera Filippo, sia la esponente, che i congiunti degli altri fucilati, addebitano a costoro la collaborazione col tedesco nel rastrellamento e nella fucilazione dei suddetti giovani e che per lo meno dovevano essere a conoscenza preventiva del triste avvenimento.

Ma sia dell'uno che dell'altro addebito, non esistono elementi fondati a loro carico e da tutti è ritenuto frutto di fantasia della esponente e degli altri familiari dei fucilati nella speranza di addossare a qualcuno la responsabilità dei tristi fatti. Mentre è parere concorde della quasi totalità della popolazione che l'accaduto è stato causato dalle indiscrezioni e dalla leggerezza dell'Andreotti Virgilio nel rivelare il possesso delle armi e dell'Alessi Salvatore, nel riferire la presenza in Capranica di militari sardi sbandati; e per le ragioni su esposte, come pure per lo svolgimento dei fatti, si ritiene che nessuna responsabilità esiste a carico dei suddetti Morera Filippo e Morera Antonio; e mentre il primo seguì i tedeschi al nord ed ignorasi la fine toccatagli, il secondo risiede in quel comune elemento innocuo e lontano da ogni politica».

Doc. 5 - I martiri di Sutri (17 novembre 1943)
[Archivio comunale di Sutri. Documento privo di data]
Nel cimitero di Sutri sono attualmente sepolte 17 salme di militari dell'Aeronautica Italiana, tutti sardi, 4 di essi sono stati identificati, di 8 si conoscono solo i nomi, 5 sono rimasti sconosciuti. Vennero tumulate il 18 novembre 1943 in seguito ai fatti che qui di seguito vengono riportati. Il mattino del 17 novembre 1943 reparti delle SS tedesche catturarono in territorio di Capranica 18 avieri sardi ed 1 civile di Capranica che colà si trovavano sbandati in seguito agli eventi dell'8 settembre. Tratti tutti in arresto, furono privati di ogni documento e sottoposti ad un rapido interrogatorio per accertare i motivi della loro presenza sul posto. Alle ore 17 furono condotti a mezzi di autocarro scortato da militari della SS in località «Montefosco» nel territorio di Sutri, ove furono fatti discendere ed invitati a dirigersi verso un vicino fosso. Mentre ciò avveniva, furono mitragliati alle spalle. I tedeschi, prima di allontanarsi dal luogo del massacro, spararono un colpo alla nuca di ciascuno di loro. Il luogo dell'eccidio fu subito annebbiato da una cortina di gas fumogeno. Comunque uno si salvò, tale Zuddas Fernando di Cirino e di Massanti Giuseppina nato a Sardara (Cagliari); fu lui che raccontò i particolari della strage. Per quanto avesse una frattura all'avambraccio ed alla gamba sinistra, con ferite in tutto il corpo, riuscì a raggiungere la provinciale Sutri-Bassano di Sutri ove alle ore 19 fu raccolto da due cittadini di Sutri e trasportato alla locale infermeria. Ebbe le prime cure dal medico condotto Dr. Supia Antonino, assistito dagli infermieri Patrizi Lucia e Cianti Giuseppe, e nella sera stessa fu trasportato all'Ospedale Civile di Ronciglione ove rimase fino alla completa guarigione. Tutto ciò avvenne all'insaputa del comando del presidio tedesco che era sul posto. La popolazione rimase esterrefatta a sì tragici episodi e, presa da umana pietà, si prodigò, malgrado le difficili circostanze, a dare alle salme pietosa sepoltura. Qualche anno dopo la nostra popolazione ha voluto ricordare il triste episodio con un cippo marmoreo eretto sul luogo dell'eccidio. Nel 1954, decennale della Liberazione, sono stati tributati onori solenni, con la partecipazione delle Autorità provinciali e militari dell'Aeronautica. Su interessamento del Comune di Sutri, il Ministero Difesa Aeronautica - Comando 3° Z.A.T. - DIrezione Demanio - ha costruito un monumento ossario, il cui progetto è stato redatto dall'arch. prof. Napolitano. Le salme identificate sono quelle di: Pietro di Giuseppe da Oristano, Canu Giuseppe di Canu Serafina da Dorgali, Deroma Giuseppe di Ambrogio da Osidda, Pinna Sebastiano di Pinna Giovanna da Osidda. I militari dei quali si conosce il nome ma di cui non sono state identificate le salme sono: Mè Nino di Francesco di Ploaghe, Mezzettieri Giovanni di Francesco da Ploaghe, Cossiga Salvatorico di Pietro Luigi da Ploaghe, Mulas G. Battista fu G. Maria da Ploaghe, Pilo Gavino di Gavino da Ploaghe, Barcellona Pietro di Priamo da Oristano, Mereu Pasqualino di Antonio da Oristano, Piras Efisio di Giuseppe da Iglesias. L'identità di altre 5 salme, come si è detto, non è conosciuta.

Bibliografia

Morera G., Capranica. Un secolo di cronache (1860-1960), Viterbo 1982, pp. 192-195; Centro Maria Loreta, Capranica e la seconda guerra mondiale. Una ricerca collettiva sugli avvenimenti che coinvolsero il paese e i suoi abitanti tra il 1940 e il 1945, a cura di A. Sarnacchioli, Capranica-San Gimignano 1993; Sanna D., Le spie venute dal cielo, Almanacco di Cagliari 1992 (pubblicazione priva di pagine); Sanna D., Strage nella boscaglia, Almanacco di Cagliari 1993 (pubblicazione priva di pagine); Giustolisi F., L'Armadio della vergogna, Roma 2011; Documenti e memorie dell'Antifascismo in Sardegna 5°, L'antifascismo in Sardegna, a cura di M. Brigaglia, F. Manconi, A. Mattone, G. Melis, Cagliari 1986; Sanna M., Luciano Usai. Cappellano dei Guastatori, San Gavino Monreale 1993; Sanna M., Padre Usai. Un Crocifisso nelle sabbie del deserto, San Gavino Monreale 2008; Di Porto B., La Resistenza nel Viterbese, in Quaderni della Resistenza Laziale, pubblicazioni finanziate dalla Giunta Regionale del Lazio nel Trentennale della Liberazione, Roma 1977; Gugliotta G., Arrestati a Capranica. Trucidati a Sutri. [S.l. : s.n.], stampa 2005 (Quartu S. Elena: Press Color); Barbini B. - Carosi A., Viterbo e la Tuscia dall'istituzione della Provincia al decentramento regionale (1927-1970), Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo, Viterbo 1988; Calmanti L., Due centri del viterbese tra storia e memoria : le stragi di Bieda e Capranica del 1943 nelle fonti documentarie e nelle testimonianze orali, Tesi di laurea Lingue e letterature straniere moderne, a.a. 2008/2009, relatore Leonardo Rapone, correlatore Sandra Puccini, Università degli Studi della Tuscia, Facoltà di lingue e letterature straniere moderne.

Testimonianze registrate raccolte dall’Autore, di Rino Alessi, Agostino Cangioli, Vincenzo Barella, Girolamo Baldi, Matteo Zanganella, Don Nicola Fiorentini; Racconto di Laura Cadoni, nipote di Rinaldo Zuddas.

Link
Atlante delle stragi nazifasciste


Per citare questo articolo

CECCARINI, Fabio, «L'eccidio degli avieri sardi. Un evento ancora da chiarire», Capranica Storica, 20/02/2017 - URL: https://www.capranicastorica.it/2017/02/l-degli-avieri-sardi-un-evento-ancora_20.html

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